D’amore si muore ma io no.

La quantità di caso che ci vuole per esistere è abbastanza incredibile; è una roba che uno è meglio che non ci pensi troppo che se no si rischia di impazzire o quantomeno gli vengono le vertigini e casca per terra.”

Ed è proprio con questa frase che inizio a parlarvi di lui, Guido Catalano, forse lo conoscerete, è l’ultimo poeta vivente, come lui stesso ama descriversi. Le storie che racconta funzionano perché sono in grado di unire l’alto e il basso, arricchite da una punta di sarcasmo e da emozioni in grado di lasciarti di stucco. 

Forse questo autunno invernale dentro la mia testa è dovuto al fatto che mi sento solo come un cane: “Ma tu quando ti senti solo, com’è ‘sta cosa? Che tipo di solitudine provi? Perché voi cani vi usano sempre per questi modi di dire stupidi?

D’amore si muore ma io no” racconta il mondo di Giacomo, poeta torinese che, tra amori impagliati e amicizie a base di pizza e serie tv (come tutti noi, forse), disavventure lavorative e il sogno di poter vivere di sola poesia. Durante un viaggio aereo verso Roma, incontra Agata, aracnologa, ed è subito colpo di fulmine.

Giacomo capisce che si tratta dell’amore della sua vita ma conosce il potere che questa cosa ha: di renderti felice e un attimo dopo infelice. È un rischio disposto a correre?

Se c’è una cosa che mi piace son le ragazze che mi fanno le domande. È così pieno di gente che parla e così raro trovare gente che abbia voglia di ascoltare e di domandarti.

Mi chiedo, alle volte, dove vadano a finire tutte le parole dette, dato che sono così poco ascoltate. Tanto parlare, poco ascoltare. Dove vanno a finire? Lo sapete voi?Probabilmente c’è una sorta di Purgatorio di parole, di pensieri, di frasi che sono state dette e che nessuno ha veramente sentito. “

La storia è attraversata e si mescola a discorsi semi-seri con la madre ultracorpo (secondo lui posseduta da un alieno) che non dorme mai, con Tonio Cartonio del Fantabosco, la cassiera troppo magra del supermercato sotto casa, con il collega del lavoro per cui usi solo un decimo del tuo cervello, con il sesso e la posta del Colon tenuta online e con il bulgaro Todor e i suoi proverbi.

C’è tanta poesia anche nei dialoghi, cercando il più possibile di ritrarre aspetti di una vita quotidiana in cui il lettore inevitabilmente si ritrova. Così come in ogni storia d’amore sorgono varie incomprensioni, incertezze, è inevitabile che arrivino, quando ci si mette a nudo davanti a un’altra persona.

Abbiamo tutti le stesse paure, le stesse avversità, finiamo per essere i muri di noi stessi, eppure continuiamo a sognare quell’amore così forte da levarci il sonno la notte.

Uno di quei libri-guida per ritrovare il piacere di lasciarci andare al sentimento senza scadere nel diabete o nella tragedia, una storia ordinaria, ironica a suo modo. Come sempre, il reading non rende quanto un libro, consiglio vivamente di ascoltare le sue poesie per capire in prima persona l’effetto che lasciano. Ricordo che scoprii Guido Catalano per una poesia intitolata “Ma meno male che ti amo” e di seguito un commento (non dirò di chi, anche perché non lo ricordo) “sconsiglio vivamente di leggere questo libro, a meno che non siate provvisti di un amore in corso” e dopo aver letto questo romanzo e varie poesie mi sento di consigliare Guido non solo a chi ha “un amore in corso” ma anche a chi se lo è lasciato scappare, a chi vive di disavventure e non nasconde di essere stato, almeno una volta nella vita, imbranato, buffo e incompreso. Non il solito libro ma qualcosa di diverso nelle giuste dosi.

Son quelle cose che ti capitano quando ti piace una. Quando ti piace un sacco una e ti sembra di piacerle. Quando ti sembra che tutto collimi, ti sembra che ci sia una specie di incastro miracoloso, che si rasenti la perfezione, che parlare con lei sia semplice e che le battute si incastrino quasi come ci fosse dietro uno sceneggiatore, uno scrittore che fa dire e fare e speriamo baciare i due, che tutto è giusto al momento giusto che sembra impossibile ma non lo è.

Son quei momenti che lo spazio e il tempo mutano e le leggi fisiche se ne vanno a zonzo e se adesso si mettesse a piovere io manco me ne accorgerei, sono ancorato ai suoi occhi con i miei di occhi, se la terra fosse scossa dal terremoto, non ne avrei coscienza, quantomeno fino al sesto grado della Scala Mercalli, se ci fosse un’invasione di extraterrestri incazzati, qui, proprio qui nel cielo di Collegno, io non mi accorgerei di nulla”.

Serena Votano

di Redazione UniVersoMe

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