Progresso materiale e regresso morale

Civiltà e progresso sono strettamente connessi fra di loro.

Il progresso ha avuto e continua ad avere un impatto enorme sulla società rendendola molto più efficiente sul piano pratico, meno su quello morale. Questo perché esistono due tipi di “progresso”: uno materiale ed uno morale.

Il primo è molto dinamico, in continua crescita. Basti pensare soltanto ai salti di qualità sul piano tecnologico che sono stati fatti nel XX secolo. Aerei supersonici, smartphone, computer di altissima generazione. Ma da cosa nasce questa necessità di miglioramento? Principalmente dal bisogno di rendere la vita più comoda, meno faticosa, ma anche dalla competitività tra i paesi sviluppati.

D’altro canto c’è un decadimento morale non indifferente: individualismo sfrenato, atrocità verso il genere umano. Nell’estate del ’45 su Hiroshima e Nagasaki furono sganciate due bombe dagli americani che causarono la morte di centinaia di migliaia di persone. La seconda guerra mondiale era praticamente finita, il Giappone non si era ancora formalmente arreso, eppure non venne persa l’occasione di testare un ordigno nucleare potentissimo di altissima generazione e terribilmente letale.

La bomba atomica è un connubio perfetto tra progresso materiale e regresso morale: è stata creata grazie agli studi di fisica compiuti da Einstein, quegli studi che hanno permesso di fare passi da gigante nell’esplorazione dell’universo e della materia oscura, ma che hanno portato alla creazione di un’arma da sterminio di massa dallo scienziato non voluta.

Civiltà e progresso s’influenzano vicendevolmente, ma non sempre in modo costruttivo e positivo. Alcune volte il troppo “sapere” risulta pericoloso.

Il genetista italiano Edoardo Boncinelli afferma: “le società possono essere civili o civilissime, mentre non tutti i membri si comportano come si deve. Da sempre.”

E’ assodato che mettere in pratica i cosiddetti precetti virtuosi sia molto complicato. Ci si può ispirare ad un pensiero, ad uno stile di vita ideale, ma “tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare”. Non è un luogo comune, ma l’amara verità. Fino a quando ci limitiamo a contribuire al progresso materiale, non c’imbattiamo in costrizioni particolari, a parte quelle dovute alla difficoltà di realizzare un qualcosa. Quando si tratta di rinunciare ad un bene, ad un privilegio, ad una comodità, la situazione si fa più complicata.

Non saremo mai in grado di vivere in un mondo idilliaco e armonioso: le società civili sono un’utopia alla quale però bisogna aspirare. La perfezione è staticità, è immobilità, è il conseguimento di uno stadio preceduto da una serie di tentativi imperfetti, però necessari. C’è da dire che di immoralità ne troviamo diverse nel nostro mondo, in particolar modo in quello sviluppato.

L’Europa, ad esempio, è una società civilissima, ma pecca di molte colpe. L’individualismo è figlio del progresso ed è la causa della decadimento morale.

La nostra è la società dell’etica perfetta e della morale altamente discutibile. Gli ideali che abbracciamo sono quelli di lealtà, legalità, pacifismo e così via. Ma nei fatti vengono rispettati? Non sempre. C’è chi ancora rimpiange in Italia la dittatura fascista, chi vorrebbe cacciare gli extracomunitari dal paese. E’ questo il “paradosso rappresentato dalla coesistenza del livello civile della società e la devianza di taluni che ne fanno parte”.

L’interesse di tutti è nelle mani di pochi che agiscono secondo il loro d’interesse. Il progresso ha semplicemente ampliato la gamma d’interessi che possono tornare utili al singolo. Molti limiti possono essere varcati violando l’etica ed è qui che si casca nel regresso morale. Ad esempio, stiamo sfruttando il nostro pianeta come se ne avessimo un altro di riserva su cui trasferirci. Siamo responsabili dell’aumento dell’inquinamento di falde acquifere e dell’atmosfera. Stiamo sfruttando tutte le risorse energetiche della terra senza alcun freno. Tutto questo per alimentare il progresso, ma prima o poi la materia prima verrà meno e ci sarà un ritorno alle origini catastrofico. Se invece verranno esplorati nuovi “sentieri”, meno redditizi magari, ma anche meno dannosi, potremo continuare ad evolverci e a migliorarci.

E’ una questione di morale ed è quella che sembra non cambiare, almeno fino a quando non vi sarà un bisogno impellente.

Francesco Catanzariti

di Redazione UniVersoMe

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