Buona la Prima: Californication

C’è un detto famoso che dice “chi ben comincia è a metà dell’opera” e se decidi di iniziare il primo episodio della tua serie sulle note di “You Can’t Always Get What You Want” dei Rolling Stones, beh, caro mio Tom Kapinos (ideatore del progetto), aspettati una standing ovation.

La scena si apre con Hank Moody (David Duchovny), protagonista della serie, che guida la sua Porsche 911 Cabrio, rigorosamente nera, verso una chiesa immersa nel verde di Los Angeles, dove spera di ritrovare, attraverso un dialogo con Dio, l’ispirazione per ricominciare a scrivere romanzi. Ma non sarà la preghiera la risoluzione di tutti i problemi dello scrittore, poiché ad aiutarlo arriverà un’attraente suora che si offrirà di fargli una “fellatio”. Malauguratamente per lui, si tratta solo di un sogno bizzarro ed al suo risveglio, Hank si ritroverà nel letto di un’avvenente donna sposata (non con lui). Il ritorno del marito di lei, infarcito da una serie di pungenti battute di stampo sessuale, darà il via alla vera trama della puntata, con il protagonista costretto ad una rocambolesca fuga in macchina, senza i pantaloni…

Nella scena seguente facciamo la conoscenza di due altri personaggi fondamentali per la storia: la ex compagna di Hank, Karen Van Der Beek (Natascha McElhone), e di sua figlia Rebecca “Becca” Moody (Madeleine Martin), che lo stanno aspettando sotto casa sua da parecchio tempo.

È un incipit chiaro quello che gli autori vogliono dare alla puntata, quasi a far capire immediatamente ciò che la serie vuole raccontare agli spettatori. Non ci sono maschere, non c’è vergogna, il politically correct è completamente spazzato via dalle scene, ma questo non significa creare un prodotto scadente, superficiale e di mero intrattenimento di serie B.

Il fulcro di tutta la serie è ovviamente Hank Moody che in molti hanno ipotizzato potesse essere la perfetta riproposizione in epoca moderna dello scrittore più sporcaccione del ‘900: Charles Bukowski. Sesso e alcool dipendente, abilissimo nell’usare le parole, tanto quanto nel portare a letto più donne possibili durante tutto l’arco di una singola puntata, ma contemporaneamente in costante lotta con se stesso e con gli altri per cercare di rimettere in carreggiata la sua vita e la sua relazione con la ex compagna. La performance di David Duchovny – che, per chi non lo ricordasse, è stato il protagonista della fortunata serie “X-Files” – è impeccabile, tanto da valergli la vittoria di un Golden Globe nel 2008 come “Miglior attore in una serie drammatica”.

Se fossimo su “4 Ristoranti” e io fossi Alessandro Borghese, questo sarebbe il momento di assegnare cinque punti bonus ad una delle peculiarità della serie TV e, senza ombra di dubbio, in questo caso il fiore all’occhiello di “Californication” sarebbe sicuramente la colonna sonora. Oltre ai già citati Rolling Stones, sono tantissimi i gruppi che prestano la loro musica (e in alcuni casi anche la loro faccia, vedi il cameo di Tommy Lee dei Mötley Crüe) tra cui: Jimi Hendrix, Nancy Sinatra, The Who, The Doors, Roy Orbison, ZZ Top, Nirvana, Whitesnake, The Velvet Underground e chi più ne ha più ne metta. Tutti i pezzi più iconici di questi grandi artisti sono perfettamente amalgamati tra le varie scene, danno il ritmo alla narrazione e, in molti casi, regalano momenti emozionanti ed indimenticabili in cui il testo delle canzoni si riflette perfettamente su ciò che si vede in scena.

Il sesso, l’alcool e l’umorismo pungente la faranno da padrone, ma senza mai stancare, senza mai risultare eccessivamente opprimenti, e questo perché all’interno di tutto l’enorme guazzabuglio di avvenimenti che quotidianamente rendono la vita di Hank Moody favolosa ed al tempo stesso deprimente, si nasconderà una morale, una piccola, ma al tempo stesso fondamentale lezione, che tutta la storia cerca di darci sin dal primo secondo della prima puntata: “You can’t always get what you want… but if you try sometime, you find, you get what you need”.

Buona visione a tutti!

 

Giorgio Muzzupappa

di Redazione UniVersoMe

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