Bambini in gabbia. Il fallimento della presidenza Trump

I bambini non si toccano. E’ un imperativo che governa il mondo. In tutte le menti, in tutti i momenti e le epoche. Tranne laddove a prevalere è la staticità di un’ideologia, che tira dritta come un treno senza fermate e, quindi, senza passeggeri.

Il capotreno questa volta, in questa epoca, è Trump, verso un obiettivo unico che ha sempre sbandierato, senza se e senza ma: bloccare l’immigrazione dal Messico.

Alzare un muro, sarebbe il noto sogno. Nella realtà, un muro di cemento non c’è ancora, ma un muro di odio e di crudeltà si è già alzato. E una gabbia è stata già costruita. In Texas, a confine tra USA e Messico.

Una recinzione metallica, sì, dove poter rinchiudere i minori, i figli di tutti quegli immigrati clandestini che aspettano di essere processati per il loro ingresso illegale in USA.

Una procedura drammatica a cui è stato fato largo ricorso dal 19 aprile al 31 maggio, dopo l’entrata in vigore della politica di «tolleranza zero», con oltre duemila minori fermati e strappati ai propri genitori.

La legge vigente – in vigore già dalla presidenza Obama – prevede in realtà che vengano separati i bambini nel caso si sospetti che non siano figli o parenti degli adulti che li accompagnano. Il motivo originario della separazione era, dunque, quello di evitare vittime del traffico di esseri umani.

Il numero di bambini separati dalle famiglie sarebbero aumentati a causa dell’estensione del campo di azione di questa legge e della sua procedura.

Una procedura drammatica, venuta a galla dopo la diffusione negli ultimi giorni di un audio contenente le grida e i pianti dei bambini reclusi ormai da mesi in gabbie di metallo. L’indignazione ha prevalso.

Trump è stato costretto a fare marcia indietro per l’opposizione dei Repubblicani, dell’opinione mondiale, e di ben 12 Stati USA che intendono fare causa all’amministrazione.

Il presidente ha dunque firmato un decreto per tenere unite le famiglie di immigrati clandestini al confine col Messico, sottolineando però  che la linea della ‘tolleranza zero’ andrà avanti.

Il Pentagono dovrà adesso prendere tutte le misure disponibili per fornire al ministero degli interni ogni struttura esistente disponibile per ospitare e prendersi cura dei migranti.

Mentre il presidente statunitense firmava il decreto, la first lady è volata in Texas per visitare una struttura che ospita minori entrati illegalmente negli Stati Uniti e separati dai genitori.

 “Sono qui per conoscere la vostra struttura. Vorrei anche chiedervi come posso essere d’aiuto a questi bambini per riunirli alle loro famiglie nel più breve tempo possibile”, ha detto.

A far parlare, poi, anche la giacca indossata per l’occasione da Melania, avente nel retro la scritta “I don’t really care. Do U?” “Non mi importa davvero. E a te?”. Non una questione modaiola ma una frase che potrebbe essere riferita alla disapprovazione verso il suo consorte più che verso la causa.

Sbagli su sbagli, che decretano per molti il fallimento della presidenza Trump.

Una partita in parte persa ma che il presidente ancora gioca. Come se si potesse giocare con la felicità dei bambini.

Martina Galletta

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