Immatricolarsi. Peripezie di una studentessa

Sono le 14:27. Arrivo puntualissima alla Segreteria Studenti, parcheggio il mio bolide e mi precipito a prendere il numerino. Mi barcameno tra la folla di studenti assetati di risposte ai loro quesiti universitari, e riesco finalmente a riprendere fiato e a leggere il numero “E60”. Entusiasta della mia prova atletica e sicura del mio turno, chiedo spavaldamente “a che numero siamo?”. Mi risponde una signora, di 50 anni, che probabilmente ancora sta aspettando il risultato dei test di medicina dopo averli provati 30 volte, con tono devastato “siamo all’8“. Dapprima mi illudo di aver sentito 38, poi prendo atto del fatto che avrei trascorso le seguenti due ore in piedi, sola e abbastanza turbata.

Voi potreste dire: “beh, è come alla posta… Alla fine uno fa la fila“. E no miei cari, no! Alla posta il vecchietto stanco se ne va, la badante non capisce il numero e perde il turno, il figo del momento corre a spostare la macchina. Alla segreteria studenti no! Sono tutti là, piantati. Hanno la colla sotto le scarpe. Sentono fischiare il vigile? “sticazzi“, pensano. E fanno bene, perché se ti giri sono già entrate 2 ragazze, 4 studenti di giurisprudenza e un pastore. Che poi, per inciso, mai litigare sul numerino con uno di giurisprudenza… C’hanno la dialettica… Ti trovi a dargli il tuo (che sei venti persone prima di lui) e a chiedere scusa. E niente, arriviamo dall’8 al 40. Mi guardo intorno. In effetti sentivo una strana presenza dietro di me… “Dove si prende il bigliettino?” grida uno, e la strana presenza, arrivata insieme a me praticamente un’ora prima urla di rimando “perché c’è il bigliettino?!”. Ah, la vita com’è crudele.

Attendo con pazienza che entri il numero 57, immancabilmente presente, che nella fretta mi spinge e mi fa cadere il casco. Alle mie rimostranze fugge “per non perdere il turno”. Finalmente entro, dopo che una signora, arrivata perplessa quanto me dieci minuti prima, mi passa davanti, a suo dire con il numero 59. La segretaria, con un occhio a ponente e l’altro a levante, mi indica con lo sguardo dove sedermi. Inutile dire che sbaglio posto.

Accedo. Leggo la magica parola “immatricolazione”. Ci clicco.

La segretaria stranita mi guarda (per modo di dire) e mi dice “ma tu non sei della magistrale?” E io fiera come Cesare quando attraversa il Rubiconenono, triennale.” Senza un minimo di pietà, di amor per gli altri, di considerazione la donna dice “ah, ma allora per la tua facoltà le immatricolazioni iniziano domani alle 9.Non ci sono parole. Nient’altro da aggiungere.

 

Paola Puleio

di Redazione UniVersoMe

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