CUS = Centro Universitari Sfaticati

Quanti di noi poveri e obesi universitari, distrutti dalle sessioni d’esame, cercano uno svago salvifico nello sport? Quanti, almeno una volta nella vita, hanno sottoscritto un abbonamento al centro sportivo d’ateneo, della durata di un mese, perché convenientissimo?

Quanti, pur essendo andati solo una settimana, hanno ancora la chiocciolina per badgare, per la pigrizia che ci caratterizza e che ci porta a pensare “perdo cinque euro ma là non ci torno”?

In effetti, uno dei fattori più discriminanti che limitano l’accesso al CUS è proprio la sua posizione, sulle colline dell’Annunziata. Se vivi al centro è meglio che tu decida di partire due ore prima, perché tra file interminabili sulla via Garibaldi e impediti alla guida ti sembrerà di star facendo il cammino di Santiago. Quando arrivi non sei davvero arrivato, c’è ancora un lungo percorso da fare tra campetti e similari, fino al parcheggio, da cui a piedi devi poi raggiungere la struttura che cerchi. Chiunque abbia frequentato il CUS, la prima volta si è perso.

Quando devi iscriverti sembra che tutto l’universo abbia deciso di perdere peso il tuo stesso giorno, e la fila in segreteria arriva fin fuori alla porta. “Chi è l’ultimo?”, “la signora è venuta e ha parcheggiato il figlio… non lo so… gioiaaaa la mamma viene o passa la signora?”. Povero bambino, avrà livelli d’ansia peggio di quando mia madre mi lasciava a fare la fila al supermercato e si perdeva tra gli scaffali. Finalmente arrivi nello spogliatoio, enorme per piscina e palestra e pulitissimo. Il tempo non viene scandito in ore ma in colpi d’accetta perché la gente è solita dimenticare il lucchetto dell’armadietto nello zaino. A conti fatti si spende più di lucchetti che di abbonamento.

Arriviamo alla nota dolente: le persone che frequentano la struttura.

Tra tutte spicca lui/lei: l’ex. L’ex è una presenza fissa, imprescindibile, c’è sempre. Vedendolo/a capisci che il CUS fa veramente miracoli, perché ha perso 10 kg, non sai come, non sai quando. Quando stava con te dovevi circumnavigarne il perimetro, ora di profilo scompare. Ti domandi come diavolo faccia ad essere ovunque, palestra, piscina, attrezzi, beh, la risposta è diversa, se è una donna fa PNT, la nuova frontiera per bruciare le calorie: Pilates, Nuoto e Tonificazione. Praticamente appare dovunque tu sia, ad un certo punto ti senti una veggente di Lourdes. Se è un uomo, dopo esservi lasciati, anche perché “non puoi stare sempre a poltrire sul divano, dai un senso alla tua vita!” lo ritrovi lì, a fare bicipiti, tricipiti, addominali, sembra il tizio della pubblicità di MediaShopping. Ti guarda, non ti saluta, ti spassa davanti, prende i pesi, posa i pesi che manco Karate Kid.

Oltre all’ex rincontri: vecchi amici scomparsi, compagni delle medie, lo zio di Ivana quella della mensa, i compagni delle superiori, i professori in tenuta ginnica che io vi auguro di non vedere mai, tutti che ti salutano affannati con un sorriso perché non si può perdere tempo, bisogna allenarsi. Ti distrai un attimo perché i personal trainer ti fanno ancora credere nell’arte per quanto sono boni (non c’è altro modo per dirlo), finché non ti fanno la scheda, lunga come poche cose nella vita. La nota positiva, quasi, è che puoi visualizzarla dal telefono, però purtroppo tra cuffie, telefono, pesi, asciugamano e bottiglia d’acqua il più delle volte ti cade tutto. Per non parlare di quella maledetta scansione del qr nel tapis roulant, che è quanto di più cattivo possa esistere, perché ti blocca il telefono che manco i virus nel 1997 e ti fa perdere tutti i progressi della scheda. Un aspetto interessante della piscina è che se fai nuoto libero il mercoledì verso le 19, per i primi 10 minuti sarai nella pace del silenzio, da solo; alle 19,30 inizia quella che io chiamo Acqua GIN, perché in effetti mi sembrano tante ubriache; per poi arrivare alle 19,45 orario in cui c’è talmente tanta gente che ti sembra di essere a Rimini e Riccione in alta stagione.

Qui incontri:

  1. Il bello del quartiere, muscoloso, tatuato, con la cuffietta e la barba, che sembra dire “levatevi inetti, so’ meglio io”; solitamente fa medicina, raramente giurisprudenza, in un minuto fa 12 vasche.
  2. La Federica Pellegrini de’ noartri, ex modella, che tu pensi “cambio corsia che mi vergogno… questa chissà da quanto va al CUS per essere così…” solitamente non frequenta, la frequentano.
  3. Tuo nonno, che non sa nuotare, fa nuoto libero e si sposta per inerzia occupando una corsia. Quando decide di nuotare con una bracciata provoca uno tzunami, quando batte i piedi sembra l’elica della Caronte.
  4. La gente umile che a ogni vasca ti chiede “vado io o vai tu”, ma c’è da chiedere, io sono qui per fare l’idromassaggio… vai vai.

Non si capisce come mai ma a inizio estate il CUS si desertifica, rimani solo tu che per la tua pigrizia non hai concluso niente, e vuoi rimediare in due settimane a maggio facendo allenamento intensivo e mangiando bacche, ma non ci riuscirai mai, tranquillo/a. Forse il CUS è la cosa più organizzata che abbiamo e onestamente, se anche voi volete perdere la vostra morbidezza, armatevi di buona volontà e trascinatevi lì, perché i risultati si vedono.

Se pure non volete, le email vi ricorderanno che siete fuori forma con proposte di sport e corsi vari e con promozioni verso enti, che, ironia della sorte, il più delle volte sono ristoranti.

 

Paola Puleio

di Redazione UniVersoMe

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