Italiani brava gente, italiani dal cuore d’oro

Così recita la prima strofa de “Il Secondo Secondo Me”, canzone del noto rapper pugliese Caparezza. Il cantante ha sempre raccontato le contraddizioni dell’Italia, talvolta in modo originale, talvolta con qualche luogo comune in più, non per forza così inverosimile.

Ma sapete quando si nota la vera natura e “cultura” di un popolo?

Durante un’emergenza. Sembrerà paradossale, con la paura che incalza e mette sotto scacco la ragione. Ma di fatto, quello che sta accadendo oggi ci dice molto su chi siamo.

Confesso di aver modificato più e più volte questo editoriale: di certo gli eventi si sono susseguiti con tale rapidità da lasciare indietro riflessioni e impressioni. Talvolta – perché no – anche facendole mutare. Nessun dubbio invece sull’argomento: in questi giorni di (stra)ordinaria follia, i pensieri della gran parte dei cittadini italiani – e ormai anche del mondo intero – sono letteralmente soggiogati dagli sviluppi dell’epidemia di COVID-19. Nonostante cerchi costantemente di distrarmi da quanto accade, farlo è semplicemente impossibile. E allora fioccano le conversazioni, che sempre più assumono toni accesi: tra lo scientifico, il politico e la vox populi, sembriamo non venirne più a capo.

La Grande Bellezza, Paolo Sorrentino – Fonte: Ciackclub

Ma sapete cosa salta all’occhio in questo miscuglio di parole e opinioni?

L’essere rimasti – sempre e comunque, in ogni fase dell’epidemia – italiani.

Dal politico che contrae il virus dopo lo slogan “l’Italia non si ferma”, quando a volte fermarsi non sarebbe poi così assurdo; all’altro politico, che decide di mettere una mascherina per fare un comunicato “horror” trasmesso a tutta la cittadinanza. Fino ad arrivare al prete in diretta su Rai1 che, in uno studio vuoto, ribadisce che continuerà a celebrare la messa, poco dopo il primo DPCM.

Per passare ai “profughi” (veramente?) che fuggono da una minaccia nel momento stesso in cui la amplificano. A chiudere questa fila di personaggi italici, troviamo virologi e infettivologi: chiunque ha sentito la necessità di dire la sua, poco importa se in presenza/assenza di presupposti scientifici solidi e se avrebbero potuto attenderli, magari – assurdità – coordinandosi.

Immancabili poi gli opinionisti, carriera che – quanto pare – ognuno di noi vorrebbe intraprendere e che ancora oggi continuano ad essere invitati nei programmi televisivi, pur in assenza di qualsivoglia competenza a riguardo (vedi caso Sgarbi).

Ecco la perfetta ricetta del caos: se poi una bozza di un decreto, che dovrebbe favorire il contenimento dell’epidemia, vien fatta trapelare prima che entri in vigore, non sappiamo più veramente a chi appellarci. Non di certo ai giornali, dai titoli spesso allarmanti (vicenda che avrà un approfondimento legale) che hanno imprudentemente divulgato bozze di decreti prima che entrassero in vigore.

Così, in questa baraonda generale, ecco la voce unica: il premier Conte è entrato (ben 2 volte ad oggi) nelle case degli italiani, attraverso l’ormai costantemente accesa televisione, cambiando i paradigmi della nostra quotidianità.

Tra i più interpellati gli addetti ai lavori del mondo calcistico. Jurgen Klopp, allenatore del Liverpool, risponde così ad un intervista. – Fonte: Rompipallone.it

Ma cosa accomuna gli atteggiamenti passati in rassegna?

Modesto parere, ma del resto per questo esistono gli editoriali: l’egoismo.
Il comportamento di un popolo che non riesce a vedere ad oltre un metro di distanza – quello che ci chiedono di rispettare – dal proprio naso.
Un popolo che ha fatto della lungimiranza un difetto e della furbizia un vanto.
Ci è voluto un po’ affinché tutta la penisola diventasse “zona protetta”. Riusciremo finalmente a rispettare le regole? Ancora si vede qualche strada un po’ più affollata, qualcuno che non sembra aver compreso la situazione.

Ma andiamo per ordine: è giusto fare di tutta l’erba un fascio? Mai.
Di fronte a tali fenomeni, però, un filo comune dovrà pur esserci.

Ho sempre visto l’Italia come affetta da una semplice patologia oculistica che tutti conosciamo: la miopia, vedere male le cose lontane. Ma probabilmente esiste un termine che – da messinese – non posso ignorare in questo contesto: sautino, ovvero “saltafossi” o ancora opportunista, approfittatore. Breve timeline: persone che escono dalla zona rossa per andare a sciare, discoteche (quando ancora non erano chiuse al sud) assaltate da persone provenienti da qualsiasi regione come se niente fosse. Ancora oggi assistiamo a casi paradossali, al limite del grottesco, ma sempre più isolati ormai (si spera).

Un problema ci sarà; ed è un problema culturale. Semplicemente non ce la facciamo.
Non ce la facciamo a riqualificare fabbriche “tossiche” e gli operai che vi lavorano per mantenersi, preferiamo la chiusura e la cassa integrazione. Non riusciamo a renderci conto che, anche in tempi di pace, c’è qualcosa che non va nel sistema sanitario nazionale: preferiamo richiamare i medici in pensione, aumentare i posti al test di ingresso (?) piuttosto che aumentare le borse di specializzazione.
E così via, tra istruzione, infrastrutture e trasporti.

Il tamponare – ironia della sorte – è quello che facciamo quasi sempre. La soluzione migliore è la più rapida e la meno costosa in termini di risorse.
Poco importa se possiamo stare a casa evitando di mettere in difficoltà il sistema nazionale e i più deboli: lo fanno tutti? E io no, sono mica scemo? Assaltiamo il treno, svuotiamo il supermercato.

Harry Potter e Il calice di fuoco – Fonte: la Scimmia pensa, la Scimmia fa

Cronache di un popolo poco abituato al rispetto delle regole: regole che – necessariamente – si sono fatte sempre più ferree. Nonostante ciò, noi abbiamo sempre qualcosa da dire a riguardo, un’opinione senza basi, una scappatoia per fare quello che ci pare.

Insomma, non riusciamo a vedere oltre il nostro bisogno immediato, oltre la foga del momento. Sacrificarsi nel presente per avere un risultato nel futuro non è contemplato. Il “lungo termine” resta un miraggio per pochi e realtà di nessuno.

Mi potreste dire: e allora la Francia del “pufferemo il virus”, la Spagna delle migliaia di tifosi fuori dagli stadi a porte chiuse? L’Inghilterra, che non sembra aver capito con cosa ha a che fare ancora, né forse lo capirà, dichiarazioni istituzionali alla mano. Ma, del resto, “inglesi professori che non imparano altra lingua […] inglesi guideranno sempre dal lato sbagliato” ci dice il brano citato in apertura.

Versioni moderne di “e allora il PD?Guardiamo in casa nostra, per una volta facendo autocritica.
Ma eventi che pongo l’accento su una questione di più ampio respiro, sui meccanismi del pensiero occidentale. La minaccia, da locale e lontana, è diventata vicina e reale, pochi giorni fa mondiale.

Nel nostro Paese le misure sono arrivate, seppur con una progressività, menzionata dallo stesso Premier, che qualche intoppo e incomprensione ha generato. Soprattutto per la percezione del rischio: anche gli altri paesi correranno agli stessi rimedi. È inevitabile. Così come, altrettanto inevitabile è sembrata la nostra scarsissima capacità di accettare alcune limitazioni alle nostre libertà personali, nonostante il modello cinese qualcosa su come porre fine a questa epidemia dovrà pur averci insegnato.

Forse chi ricopriva un ruolo istituzionale è stato un po’ indeciso, qualcun altro – che magari non lo ricopriva – ci ha buttato un po’ fumo negli occhi. Forse. Oppure, anche dinnanzi a un’emergenza di tali proporzioni, ci è sembrato impensabile rinunciare ad alcune cose “essenziali”.

Ma, come abbiamo detto, mai fare di tutta l’erba un fascio. C’è anche l’Italia che rispetta, lotta e resiste. Resiste alla fatica – penso a tutti gli operatori sanitari e alle forze dell’ordine – e resiste alle “tentazioni” aizzate dal prolungato soggiorni in casa.

L’ormai celebre scatto di Alessia Bonari, infermiera all’ospedale di Grosseto – Fonte: la Repubblica

Riusciremo anche a costruire, evento impensabile nell’ordinario, un intero reparto di terapia intensiva in tempo record, sulle orme della Cina. Eppure da sempre, ciò che è made in China è considerato falso, di scarso valore.
La cultura cinese, bistrattata dai più, ha permesso al popolo di risollevarsi: la forza d’animo e i provvedimenti governativi categorici, ma soprattutto rispettati dalla cittadinanza, stanno dando i loro frutti. Tutti hanno percepito il rischio e si sono semplicemente adattati. La Cina ne sta uscendo ed ora ci offre persino il suo aiuto.
Ma forse, questa analisi è solo parziale: probabilmente l’habitus occidentale mal si adatta alle restrizioni necessarie in questi casi.
Sicuramente, un popolo come quello cinese, già abituato a un regime governativo profondamente diverso, ha più abnegazione di noi. E sicuramente le misure imposte sono state molto più dure e tempestive nel paese orientale.

Fonte: pagina facebook Giuseppe Conte

 

Tuttavia, oltre tutte le considerazioni socio-culturali e politiche, la parola chiave rimane adattarsi. Avere una corretta percezione del rischio e conoscere delle misure da attuare: una presa di coscienza, personale e collettiva.

Piccolo inciso sul medico cinese che aveva per primo dato l’allarme: non so come si siano effettivamente svolti i fatti e il flusso informativo dalla Cina non è mai stato dei più trasparenti, per usare un eufemismo. Non voglio fare confronti affrettati o tessere lodi grossolane di due popoli dalle culture così differenti: le lacune sono intrinseche all’essere umano, per un verso o un per un altro.

Ma sinceramente, in questo momento difficile, spero che l’Italia abbia una forza made in China.

Emanuele Chiara

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