Oggi sulla GdS la nostra riflessione sulla tragedia di Lorena Quaranta

Vorremmo portare indietro il tempo

Le parole sono importanti ci hanno sempre insegnato. Eppure quanto accaduto non sarà alleviato da nessuna frase, per quanto ben formulata ed espressa correttamente. E sembra un paradosso, per noi che ci occupiamo di informazione, visto che sulla potenza della comunicazione si fonda anche UniVersoMe. Nel nostro piccolo grande mondo universitario, che ha visto un suo tassello strappato prematuramente ed orrendamente all’affetto dei suoi cari e della sua comunità, si sgretola anche il senso del mezzo che usiamo, nel difficile tentativo di unirci il più possibile al dolore di familiari e amici di Lorena. Questo senso di impotenza rende conto dei sentimenti che ognuno di noi ha provato nell’apprendere la tragica notizia. Mentre fuori in città, le strade sembrano essersi trasformate in angiporti, oggi più che mai Internet è la nostra agorà. Perciò, venuti a conoscenza di una tragedia come questa, non possiamo non renderci conto che qualunque cosa venga scritta in rete in questo momento, si trasforma. Improvvisamente le parole pesano come macigni, la sintassi diventa un campo in cui le virgole sembrano mine antiuomo e gli aggettivi come gli avverbi diventano i tuoi peggiori nemici.

Ora online leggiamo di tutto: il ricordo, la rabbia, lo sgomento, l’odio, la disperazione di chi le voleva più bene; qualcuno scopre perfino dettagli personali che non ci riguardano nemmeno. Contemporaneamente invece, fuori da casa questo è un momento di silenzio generale, che vaga per le strade, nelle piazze. Un periodo in cui, al contrario, tanti silenzi radicati nel tempo si stanno convertendo in urla di sgomento tra le mura della propria casa. Il posto in cui ci si sente più sicuri, per alcune famiglie si sta rivelando – oggi più che mai – la prigione dei propri incubi. Uomini e donne rivelano con forza – e violenza – la debolezza interiore che, alla fine, li rende demoni dalle emozioni confuse.

L’amore, come tutti i sentimenti, non è oggettivo, chiaro, tangibile. Difficile è la sua scelta: oltre alla miopia del genere umano nella sua identificazione tra i soggetti e le situazioni, non si è, comunque, mai certi di esserne colmi in toto. Ma se c’è una cosa certa è che l’amore punta sempre al bene dei soggetti che ne sono travolti: chi sceglie l’amore, non farà mai male. E, soprattutto, non farà mai del male. Ed è in questo quadro che siamo tutti coinvolti nella tragedia della vita: non sappiamo mai chi è la persona che incontriamo e qual è il suo essere in divenire nel rapportarsi con noi. Così come ognuno di noi non sa chi veramente sia, fino in fondo, di fronte alle situazioni della vita. Non è facile distinguere chi ci migliora la vita e chi ce la distrugge, anche in pochi secondi. Incitati dall’odio di ogni giorno, inghiottiti dal buio delle falle dell’animo umano, c’è chi perde la bussola dell’amore, riveste il proprio ego e intraprende la strada del dolore. Un dolore generale, che porta l’intera collettività ad interrogarsi sulle cause e sulle responsabilità. 

Ma forse, è meglio fare silenzio di fronte alla morte

Un vuoto delle parole che è ineffabilità e rispetto per ciò che non possiamo capire. Ma è anche fallimento.

Così ora vorremmo riportare indietro il tempo, a quando le parole invece avrebbero avuto un peso diverso, ma erano ancora cariche di potere: una chiamata, una confidenza, una richiesta. Una speranza.

La Redazione di UniVersoMe

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