Scena Unita: Fedez per il mondo dello spettacolo

Dopo giorni d’attesa il nuovo progetto di Fedez finalmente è arrivato: si chiama Scena Unita ed è il fondo di solidarietà creato per sostenere i lavoratori della Musica e dello Spettacolo. L’idea, lanciata qualche settimana fa, mira ad offrire un aiuto concreto e immediato a tutti coloro che sono stati costretti – dalla pandemia di COVID-19 – ad interrompere le proprie attività e i propri progetti.

Il progetto

Da mesi ormai il settore dello spettacolo è in ginocchio e si fa sempre più reale il rischio che esso non riesca a reggere questa seconda battuta di arresto. Con la cancellazione di tutti i grandi eventi live, circa il 27% dei professionisti, ha dovuto cambiare lavoro.

Per questa ragione, numerosi artisti (per la precisione 86) si sono stretti in un unico abbraccio mostrandosi coesi e disposti a fare squadra; l’ unico obiettivo è quello di recuperare più fondi possibili per le maestranze che rendono possibili gli spettacoli che ammiriamo negli stadi, nei teatri e nei palazzetti ma anche in TV.

Fedez, in qualità di ideatore del progetto, ha tenuto a precisare che si tratta «di un movimento spontaneo di coesione e sportività di gruppo» e che tutti i partecipanti non hanno soltanto prestato la propria immagine ma hanno anche donato.

Profilo instagram @fedez

L’iniziativa non è «un atto di elemosina» ma un atto dovuto da parte degli artisti ed è supportato dal patrocinio del Ministero dei Beni Culturali. Il 50% del fondo sarà utilizzato per aiuti diretti, il 25% per attività formative e il restante 25% per supporto a progetti profit e no profit per occasioni di lavoro attraverso bandi.

Nella discografia del rapper italiano però c’è da sempre stato sentore di ribellione e di denuncia che poi è maturato in speranza e voglia di atti concreti; per questo abbiamo cercato nella sua discografia i pezzi che più lo caratterizzano e che confermano la realtà della sua iniziativa.

Fedez il ribelle 

La propensione del cantante nello schierarsi con chi, nella società moderna, non riceve i giusti meriti e riconoscimenti non è di certo una novità.

fonte: testi-musica.myblog.it

Sin dal 2013, con il singolo Si scrive schiavitù, si legge libertà ha usato parole taglienti. La stoccata è rivolta al nostro concetto di libertà che è quanto di più vicino alla schiavitù. Pensiamo di poter scegliere ma non è così: viviamo in un modo marcio, pieno di regole e ciò che noi pensiamo sia una nostra scelta, in verità è una decisione presa da qualcun altro.

È esplicito anche il riferimento all’Italia: dovremmo essere noi a cambiarla, a modellarla, ma non lo facciamo. Senza rendercene conto, stiamo con le braccia conserte e attendiamo che qualcuno lo faccia per noi. Diventiamo attori di un sistema di cui pensiamo di essere registi. Insomma, si tratta di un mea culpa molto chiaro, che non lascia spazio a dubbi e che, con il passare degli anni, non si è affievolito ma si è manifestato con ancora più vigore.

Nel 2014, con Generazione Bho, ha mostrato insofferenza nei confronti di una collettività omologata e poco creativa, senza idee. Una reazione decisa è ciò che serve per dare uno schiaffo alla monotonia dettata dai tempi. O si reagisce o si finisce nel baratro. Questo è il filo conduttore della sua “battaglia” senza armi ma di parole e concretezza.

Una bella storia di speranza 

Il ritratto di un  Federico più “pacifico” e meno ribelle è quello che emerge dal suo ultimo singolo Bella Storia. È vero, se interpretiamo alla lettera il testo, appare chiaro il riferimento a un lieto fine sentimentale, ma non è tutto. Il simbolo della pace, con cui ha scelto di promuovere il singolo, non è casuale.

fonte: sintony.it

Al giorno d’oggi avere tanta notorietà può essere veicolo di messaggi positivi: la violenza non può e non deve essere la risposta a un mondo che, sempre più spesso, non ci garantisce un futuro roseo. I riferimenti agli scontri parigini (nelle Banlieue nel 2005) e quelli allo Stato italiano, sono concetti negativi volutamente sottolineati e messi in contrasto con un finale che – si spera – possa essere migliore. Uniti e compatti, «possiamo fare, Bella Storia». Possiamo essere protagonisti dei cambiamenti: parola di Fedez.

Quindi, vediamo come nel passato e nel presente l’artista si è confermato. Nella pratica ha fatto qualcosa che ha dato «il senso di appartenere a una collettività» citando il grande Morandi, senza lasciare indietro nessuno.

Per cui Scena Unita, rappresenta un germoglio di speranza nei confronti della musica e – soprattutto – di chi con la musica vive. Spesso si dimentica che, dietro le quinte di uno show, lavorano centinaia e centinaia di persone disposte a donarci il loro talento. Non dimentichiamole, non rendiamole invisibili.

Chiara Gambuzza

Immagine in evidenza: sintony.it 

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