How I met your Spinosaurus Aegyptyacus

Lo Spinosauro Hollywoodiano contro l’animale che conosciamo oggi (meno le fiamme). Fonte: frame dal film Jurassic Park 3 (sinistra), arte ad opera di Davide Bonadonna (destra)

Lo Spinosauro è un animale ormai divenuto iconico. La sua cresta dorsale e le sue dimensioni lo hanno reso uno degli animali preistorici più rappresentati nel corso degli anni, già a partire dalla sua scoperta più di un centinaio di anni fa, fino alla pubblicazione del 2020 sulla rivista Nature. Ciò che lo ha reso famoso è stato poi anche il grande processo di rivisitazione di cui è stato protagonista: partendo, come molti altri suoi simili, da un immaginario di mostro antidiluviano è stato trasformato più volte in un animale che assomigliava sempre meno a quello a cui eravamo prima abituati. Ma com’è cominciato questo processo di rivisitazione?

Le varie interpretazioni dello Spinosauro nel tempo. Fonte: illustrazione ad opera di ttorroo

La storia della scoperte

Il primo reperto fossile fu ritrovato nel 1912: l’autore della scoperta fu Ernst Stromer, paleontologo tedesco. La spedizione che lo vide protagonista ebbe luogo in Egitto e cominciò nelle sue intenzioni come una ricerca di fossili di mammiferi: il suo fu un evidente miss-calcolo dovuto all’ignoranza della scienza di allora, ma ciò gli permise di addentrarsi in sedimenti appartenenti al tardo Cretaceo e di scoprire le prime ossa dell’animale. La storia di questa scoperta verrà però ricordata anche per un altro motivo: i bombardamenti sulla città di Monaco durante la seconda guerra mondiale mireranno infatti il museo che conservava i resti. Si dovranno attendere decenni prima di tornare ad avere tra le mani un’ulteriore testimonianza. Ma l’antico nord Africa celava ancora segreti.

A partire dal 2005 in poi, fino alle scoperte del 2018, il Marocco ha regalato tantissime istantanee sul Cretaceo superiore: un intero ecosistema è venuto a galla da quello che era anticamente un letto fluviale sul quale nuotavano oltre che lo Spinosauro tante altre specie di coccodrilli e molti grossi pesci, probabili prede predilette del famoso predatore. Qui è nascosto il segreto che fino ad allora era rimasto celato: la vita acquatica dell’animale.

In Marocco 100 milioni di anni fa

Nizar Hibrahim, giovane paleontologo marocchino, ha nel 2014 portato alla luce delle nuove scoperte a partire dalle le sue ricerche portate avanti proprio nel Kem Kem, formazione rocciosa ad ovest del Marocco risalente a 100 milioni di anni fa. Le ossa trovate furono il primo scheletro parziale rinvenuto dopo un centinaio d’anni e mostrò inoltre la famosa spina dorsale dell’animale, così come le zampe posteriori larghe e sottili utilizzate probabilmente per muoversi su terreni fangosi e sul fondale dei fiumi, un po’ come farebbe un moderno airone, ma anche mascelle simili a quelle di un coccodrillo e utili senz’altro per cacciare sott’acqua prede schive come i pesci giganti rinvenuti nel suo stesso habitat. Ma le scoperte non finirono qui e come detto lo stesso sito fu ancora protagonista di nuovi scavi.

I due scheletri del 1915 e del 2014/2018. Fonte: thesauropodomorphlair

Se Hibrahim nel 2014 portò avanti la tesi del primo dinosauro che mostrava adattamenti certi alla vita semi acquatica, nel 2018 altri scavi misero ancora più in risalto questa idea. 131 frammenti di cui 36 vertebre furono ritrovati nello stesso luogo dei primi scavi e portarono avanti la ricostruzione a partire dalle ossa dello stesso esemplare: la coda mostrava adattamenti ancora più spinti alla vita acquatica, con una superficie molto simile a quella che troviamo in animali come le anguille o in rettili come i coccodrilli, in cui il movimento in acqua è portato avanti proprio dal moto orizzontale della coda piatta, che quindi non era usata solo per bilanciare il peso, come in molti altri dinosauri in cui era poco mobile e tozza.

Hibrahim (in basso a destra) nel 2018 col suo team. Foto: Paolo Verzone Fonte: National Geografic

Nuove lezioni dagli antichi fossili

Questo è uno dei casi in cui la paleontologia sorprende anche gli studiosi: sebbene come detto gli adattamenti ad una vita acquatica fossero già stati ipotizzati, una scoperta del genere non era stata preventivata nemmeno dagli stessi studiosi, che già credevano in una ricostruzione della coda dello Spinosauro in linea con ciò che già era stato trovato in altri suoi parenti dello stesso gruppo.

La copertina di Nature con la ricerca pubblicata nel 2020. Foto: Fabio Manucci, Davide Bonadonna Fonte: Copertina Nature 7/5/2020 

La scoperta di queste ossa è senz’altro testimonianza di come il mondo in cui viviamo sia sempre pronto a stupirci e di come non dovremmo mai limitare le nostre aspettative. I fossili sono sempre stati una finestra sul mondo odierno capaci di renderci sempre più consapevoli di quello che ci circonda. Lo Spinosauro è solo uno degli ultimi mostri divenuti animali concreti: a partire dal cosiddetto Rinascimento dei dinosauri negli anni ’50, ’60 del ‘900, la connessione tra dinosauri e uccelli si è fatta sempre più concreta e i primi sono diventati, partendo da rettili colossali lenti e ottusi, animali svelti a sangue caldo, mentre gli altri sono ora gli ultimi superstiti ed eredi dei giganti del mesozoico che popolano ancora la terra portandosi dietro l’eredità dei loro antichi cugini.

Ricostruzione dello Spinosauro nel suo habitat. Foto: Davide Bonadonna Fonte: National Geografic

                                                                                                                                                                                      Matteo Mangano

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