Fonte: liberoquotidiano.it

Vladimir Putin e l’infondato paragone con lo zar Pietro il Grande

Lo scorso giovedì si è tenuta a Mosca l’inaugurazione di una mostra dedicata allo Zar Pietro I in occasione dei 350 anni dalla sua nascita. Il Presidente russo Vladimir Putin ha partecipato, esprimendosi in merito alla figura di Pietro detto “il Grande”. Nelle sue dichiarazioni però trova spazio un paragone storico. Un rimando alla situazione politica di tre secoli fa al fine di “giustificare” l’operazione militare in Ucraina:

«Pietro il Grande ha guidato la Grande guerra del Nord per 21 anni. Poteva sembrare che fosse in guerra con la Svezia, che le stesse togliendo qualcosa. Ma non le stava togliendo nulla. Stava riprendendo il controllo. Quando fondò la nuova capitale, nessuno dei paesi europei riconobbe quel territorio come appartenente alla Russia. Tutti lo consideravano svedese. Ma gli slavi avevano vissuto da sempre lì insieme ai popoli ugro-finnici. […] Lui stava solo riconquistando quelle terre e rafforzando il potere. Ora tocca anche a noi riconquistare e rafforzarci».

Questo parallelismo, forte ma per larga parte infondato, non è altro che l’ennesimo tentativo di propaganda russa atto a far credere che esista un motivo storico e culturale dietro l’aggressione senza scrupoli nei confronti dell’Ucraina.

Vladimir Putin alla mostra in onore di Pietro I. Fonte: lastampa.it

Propaganda russa: dalla denazificazione al “rebranding”

Di operazioni propagandistiche di questo tipo ne si possono notare molte dall’inizio del conflitto. La linea comunicativa che lega tutto è evitare in qualsiasi modo di parlare di guerra. Per attenersi a ciò sono stati utilizzati diversi espedienti divulgativi da parte degli esperti di comunicazione vicini a Putin. La cosiddetta operazione di “denazificazione” dell’Ucraina è l’esempio più eclatante. In merito a ciò si è espresso nei giorni scorsi l’arcivescovo di Kiev che ha dichiarato:

«Oggi l’obiettivo della Russia in Ucraina è la cosiddetta ”denazificazione”. In realtà, invece, si tratta del genocidio del popolo ucraino apertamente dichiarato in concrete istruzioni. Oggi mi appello a tutti gli intellettuali del mondo di non tacere».

Tuttavia, nell’ultimo periodo, sembra che qualcosa stia cambiando. Ne ha parlato l’ex speechwriter di Putin, Abbas Gallyamov, esponendo la teoria del “rebranding” del conflitto. Secondo Abbas, infatti, in un momento di «stallo politico e militare» la propaganda sta mutando. A Mosca vi è infatti una quasi totale cancellazione dei rimandi allo scontro mentre, nei territori ucraini conquistati, l’intenzione sarebbe quella di instaurare un senso di attaccamento alla Russia. Esemplare in tal senso quanto accaduto a Mariupol, dove la scritta monumentale all’ingresso della città è stata ridipinta con i colori della bandiera russa.

Il monumento ridipinto. Fonte: espansionetv.it

Perché il paragone con Pietro il Grande non ha fondamento

Basterebbe informarsi sulla figura di Pietro I per capire a pieno quanto sia del tutto imparagonabile a Vladimir Putin. Lo zar, infatti, sin dai suoi primi passi da capo dell’Impero russo si distinse dai suoi predecessori per una caratteristica in particolare: l’attenzione nei confronti dell’Occidente. Molti furono i viaggi e le avventure di Pietro in Europa. Spinto dal fascino che provava nei confronti di una civiltà tanto diversa dalla sua, egli cercò di assorbire quanto osservato, al fine di attuare una profonda rivoluzione una volta rientrato in Russia. Non è stato casuale infatti che l’impero zarista, sotto la guida di Pietro I, andò in contro ad un profondo cambiamento in merito alla cultura e ai costumi.

Pietro il Grande. Fonte: biografieonline.it

Infine per ciò che riguarda le operazioni belliche di Pietro il Grande, in particolare la conquista della Svezia, non possiamo non considerare il contesto storico in cui egli viveva. L’errore che spesso viene commesso da chi (come in questo caso Putin) si rifà al passato per giustificare le proprie scelte è appunto la decontestualizzazione. Nel narrare le gesta dei grandi conquistatori della storia ci si deve sempre interrogare sulle circostanze entro le quali tali gesta venivano compiute. Nel caso specifico dell’annessione della Svezia da parte di Pietro I non possiamo non considerare che egli divenne zar nel 1682 e che operò a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, un periodo caratterizzato dalla grande ascesa di alcuni imperi, come quello zarista; un periodo in cui la forma di governo democratica come la conosciamo oggi non esisteva.

Se è quindi vero che spesso guardare alla storia aiuta, bisogna sempre ricordare che la ciclicità di essa non è una scienza esatta e che isolare una figura dallo scenario storico è uno degli errori più grandi che si possa commettere.

Francesco Pullella

 

 

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