Everything Everywhere All At Once
Cover di Everything Everywhere All At Once. Regia: Daniel Kwan, Daniel Scheinert. Casa di produzione: A24, AGBO, IAC Films, Year of the Rat. Distribuzione in italiano: I Wonder Pictures.

Everything Everywhell All At Once: il Matrix al femminile

Everything Everywhell All At Once è il passepartout che apre la porta più importante, quella del 2023. – Voto UVM: 5/5

 

Già vincitore di due Golden Golbes e con undici candidature per l’edizione 2023 degli Academy Awards, i Daniels, (registi e sceneggiatori), presentano un film fuori dal comune. Tra le varie nomination: miglior attrice protagonista, – Michelle Yeoh, – miglior regia, migliori costumi, miglior montaggio e tanto altro ancora.

Gli artisti dell’opera: Daniel Kwan e Daniel Scheinert; anche registi di Swiss Army Man, diventato un piccolo cult, molto particolare, a tratti fuori di testa, con protagonisti Paul Dano e Daniel Radcliffe (il nostro mago di quartiere).

L’opera: il titolo dello stesso film, riassuntivo ed efficace.

Atipico, parola d’ordine

Un film non per tutti, me ne rendo conto in primis io, ma non in senso negativo, bensì per una questione di narrazione diversa dal solito che può destare esitazione per chi sceglie di prenderne visione. A me piace chiamarlo “il Matrix al femminile”, adesso vi spiego il perché: diviso in tre capitoli, Everything, illustra il concetto di multiverso attraverso principi scientifici, trovando appoggio e piegandosi alla fantasia. Un insieme di situazioni che connesse tra di loro acquisiscono un senso, che tra le altre cose è alla base del film. Divertente, – per cui non c’è neanche il rischio di annoiarsi, – coerente e sinceramente invidiabile per via della sua scorrevolezza e funzionalità, perché sì, funziona!

Condivide alcune somiglianze con Matrix di Lana Wachowski e Lily Wachowski, mostrando l’incontro tra fantascienza e arti marziali, in cui il protagonista è il prescelto, anche se in questo caso è la prescelta, a dover salvare il multiverso.

Tutto al femminile

Il tutto, questa volta, è presentato da una donna che lavora in una lavanderia a gettoni, insieme a suo marito Waymond Wang (Ke Huy Quan). Film ribelle, perché trasgredisce quel tipo di “regola” ormai diventata una prassi che vede l’uomo come figura adottata per presentare il prediletto. Questa volta potere al matriarcato!

Ad emergere in maniera quasi del tutto principale è Jamie Lee Curtis, presentata con le mani di hot dog, ma no spoiler. Nel cast abbiamo Stephanie Ann Hsu che interpreta la figlia della nostra prescelta, in questo caso Evelyn (Michelle Yeoh), con la quale ha un rapporto alquanto conflittuale, tema importante e centrale per lo sviluppo della trama.

Un multiverso arcobaleno

Tra le varie tematiche, Everything Everywhell All At Once, affronta anche quella del mondo LGBT. Proprio per questo motivo è un film che funziona sotto tutti i punti di vista. Joy (Stephanie Hsu), è difatti lesbica e ciò contribuisce ad alimentare i contrasti madre-figlia.

“Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna.”

Capovolgendo la citazione avremo come risultato l’opposto, perché al fianco di Evelyn abbiamo il marito, Waymond, interpretato da Ke Huy Quan, che riveste i panni di un uomo tranquillo, ingenuo e buono, ma con un ruolo fondamentale per l’intera durata della pellicola, poiché da quest’ultimo partirà il tutto, che avrà luogo in un posto inaspettato: l’agenzia delle entrate. Punto di partenza per la vicenda iniziale e di quelle a venire, diventando in questo modo il cuore del film, in cui tutto è nato e tutto è finito.

Everything Everywhere All At Once
Frame del film. Da sinistra verso destra: Ke Huy Quan (Waymond Wang), Michelle Yeoh (Evelyn Quan Wang), James Hong (Gong Gong). Casa di produzione: A24, AGBO, IAC Films, Year of the Rat. Distribuzione in italiano: I Wonder Pictures.

Burocrazia portami via!

Causa di tutto ciò che avverrà nei momenti successivi: la burocrazia. Vedremo una Evelyn dapprima insoddisfatta e demoralizzata, passare per un Evelyn star del cinema, chef e tanto tanto altro, grazie a questa successione di multiversi e arti marziali.

Diversità non è sinonimo blasfemia

È un film che personalmente ho trovato per certi versi commovente. Dà spazio a una serie di argomenti tutti insieme che quasi non te lo aspetteresti per un film del genere; come quello della famiglia, fulcro di tutto il racconto.

Nonostante la sua stravaganza e il modo da “fuori legge” di uscire dagli schemi, Everything Everywhell All At Once, riesce ad arrivare a ciò che si è prefissato di ottenere: umiltà e diversità, ordine e disordine. Si sa, la diversità delle volte non è apprezzata, ma per poterla effettivamente capire e accettare bisogna che ci si misuri con essa.

 

Asia Origlia

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