Banner copertina del romanzo "Ci vediamo per un caffè" di Toshikazu Kawaguchi. Fonte: Garzanti.

Per una tazzina di caffè: in libreria arriva “Ci vediamo per un caffè”

Una lettura fresca, come una coccola sotto i fiori di ciliegio primaverili, capace di trasportare il lettore attraverso le vite, le sfide e le conquiste di ogni personaggio, caratteristici ma specchi della realtà.– Voto UVM: 4/5

 

Dalla fortunatissima serie “Finchè il caffè è caldo”, di cui solo il primo romanzo ha totalizzato 100mila copie vendute, ritorna tra gli scaffali delle librerie italiane il 28 Febbraio con il quarto romanzo “Ci vediamo per un caffè“, edito da Garzanti per la collana Narratori moderni. Pubblicato in Giappone il 14 settembre 2021 col titolo “Prima che io possa dire addio”, Toshikazu Kawaguchi ritorna con il quarto capitolo della serie del cafè giapponese più amato dai lettori, pronto a far scoprire sempre nuove storie e nuovi viaggi da intraprendere.

“Finché il caffè è caldo”: la serie che ha conquistato l’Italia

L’autore, nato a Osaka nel 1971, inizia a lavorare come sceneggiatore e regista, per poi prendere la carriera da romanziere. Il suo romanzo d’esordio, Finché il caffè è caldo, ha venduto solo nel suo paese natale oltre 2 milioni di copie. Non solo in Giappone, anche l’Italia ha apprezzato la sua penna, diventando uno scrittore amato negli scaffali tra i romanzi di Haruki Murakami e di Banana Yoshimoto.

La serie non ha di per sé un nome ufficiale, nonostante i romanzi di Kawaguchi siano accumunati dalla stessa ambientazione e da alcuni personaggi ricorrenti. Proprio per questo, la serie prende il nome dal primo titolo pubblicato nel 2015 in Giappone, tradotto letteralmente “Prima che il caffè si raffreddi“, in Italia edito da Garzanti nel 2020 col titolo “Finché il caffè è caldo”. 

Nel 2017 viene pubblicato in Giappone il secondo volume della saga “Prima che questa bugia venga rivelata“, editato in Italia nel 2021 come “Basta un caffè per essere felici”.

Solo l’anno dopo esce il continuo “Prima che i ricordi scompaiano“, pubblicato in Italia l’anno scorso con il titolo “Il primo caffè della giornata”.

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Copertine dei quattro romanzi della serie “Finchè il caffè è caldo”, edito da Garzanti. Fonte: Garzanti.

Prima che il caffè si raffreddi

Siamo in Giappone, precisamente tra i vicoli di Tokyo, dove si trova una piccola caffetteria molto particolare, probabilmente aperta nel 1874, come ci suggerisce il suo aspetto antico e non molto curato, vicino alla stazione di Jinbocho. Il nome di questo piccolo locale è Funiculi Funicula, ed ha una curiosa caratteristica: per raggiungerlo, basta seguire l’aroma intenso del caffè, varcare la soglia della porta, dove si verrà accolti dai vecchi proprietari, sedersi in un preciso tavolino, e ordinare una tazza di caffè fumante.

Ha una peculiarità che la rende speciale: è possibile tornare indietro nel tempo, rivivendo eventi passati in cui si è, probabilmente, si è presa una scelta alla quale si continua a ripensare, in cui si è rimasto in silenzio quando si sarebbe voluto dire la verità, in cui si è dato la risposta sbagliata, con il rigido limite che non si potrà andare nel passato per cambiare il presente e il futuro. Tutto ciò, deve accadere ad una sola condizione: bisogna tornare prima che il caffè si raffreddi.

Tra di loro ci sono il professor Kadokura, che ha trascurato la famiglia per il lavoro; i coniugi Sunao e Mutsuo, addolorati per la scomparsa dell’amatissimo cane; Hikari, pentita di non aver accettato la proposta di matrimonio del fidanzato Yoji; e infine Michiko, che è tornata nel locale in cui aveva incontrato il padre. Ognuno ha una storia diversa, ma tutti hanno lo stesso sguardo rivolto all’indietro, verso il momento in cui avrebbero potuto agire diversamente.

Nella vita ci sono tanti bivi. Tutti i rimpianti derivano da ciò che è accaduto in un momento che non avremmo mai immaginato potesse accadere. Quando una nostra azione porta a un risultato inaspettato, come possiamo non provare un grande rimpianto? Dopotutto, quando mai capita di avere un’altra possibilità?

L’Italia d’ispirazione

La scelta di chiamare la caffetteria “Funiculi Funicula” è stata una decisione curiosa e particolare, che rimanda alla tradizionale canzone napoletana. Non è stato di certo, però, una casualità.

Infatti, lo scrittore, in un’intervista, dichiara che:

È una canzone che ho imparato durante le lezioni di musica quando ero alle elementari. Ed esiste una famosa parodia, che è la preferita di tutti i tempi dai bambini giapponesi, che, ovviamente, non ha nulla a che fare con il testo originale. Però, quando pensavo al nome del caffè, desideravo che fosse nostalgico, e Funiculì Funiculà è stata la risposta. Questa canzone è molto conosciuta e, se inizi a cantarla, potresti iniziare a ripensare ai ricordi d’infanzia

Inoltre, Toshikaze sembra essere anche molto legato al Bel Paese. Non solo per la canzone, ma sogna di viaggiare in Italia e visitare Napoli, fare un giro per le strade partenopee e, in particolare, scalare il Vesuvio.

Intervista dello scrittore Toshikazu Kawaguchi al salone internazionale del libro di Torino 2022. Fonte: La Stampa

La caffetteria che cambia la vita

Lasciando da parte questa chicca, possiamo dire con certezza che la penna di Kawaguchi potrebbe benissimo essere paragonata ad una carezza su un foglio. E’ un racconto di vita quotidiana, che parla di persone e non di personaggi, proprio perchè non sono tanto diversi dalla realtà. Ognuno ha la propria storia, i propri dolori e i propri dubbi, e l’autore ce li propone con gentilezza, con la delicatezza di chi non vuol far rumore ma, allo stesso tempo, irrompere con fermezza nella nostra realtà costruita piano piano a fatica e voler accompagnare tra i meandri dei nostri ricordi.

Kawaguchi racconta relazioni di amanti, coppie di fidanzati, di fratelli, coniugi, rapporti tra padri e figli; di situazioni difficili, di sensi di colpa, di malinconia, di fallimenti. Tornano indietro nel tempo, consapevoli di non poter fare la differenza, ma è anche un piccolo pretesto, un modo per riavvicinarsi agli altri anche quando ormai sono già andati via. La narrazione è secca, spontanea, ma allo stesso tempo dolce e commovente, con la capacità di poter affrontare con leggerezza, senza cadere nel banale, temi dolorosi e profondi, creando personaggi umani, sfaccettati, ricchi di vulnerabilità e difetti.

Ci si chiede a quale pro dover affrontare un viaggio nel proprio passato se poi non è possibile cambiarne il destino: una cosa è certa, è molto difficile rassegnarsi all’idea che il passato non possa cambiare. Quando ognuno affronta i problemi da solo, non si riesce ad accettare un possibile fallimento, magari causati da una parola di troppo, di qualcosa detta fuori posto, di sentimenti e pensieri nascosti nel proprio intimo. Proprio per questo, l’intervento e l’aiuto di altre persone nella vita sono la chiave per superare i rimpianti.

Kawaguchi è consapevole del fatto che è davvero difficile immaginare che siano gli altri la nostra ancora di salvezza, soprattutto in un periodo così attuale in cui è sempre più raro e difficile stare vicini. La vita è piena di fallimenti, battute d’arresto e rimpianti, ma è fermamente convinto che tutti possano essere salvati con l’aiuto degli altri.

Ci vediamo per un caffè è un romanzo di conquista, capace di catturare l’attenzione e tener ancorato il lettore alla scoperta di vite di tutti i giorni. Un viaggio che supera i confini della realtà, toccando le vette della magia, che trasmette serenità e spensieratezza, tipica dell’atmosfera narrativa giapponese nata sotto profumati fiori di ciliegio. Certo, una lettura perfetta per godersi la bellezza sfuggente della primavera appena inoltrata.

 

Victoria Calvo

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