L’Università come centro di dibattito scientifico, ma l’Università anche, indubbiamente, come terreno in cui si combattono guerre politiche vere e proprie, marchiate da ideologie, valori personali e personali partigianerie.
I recenti fatti verificatesi all’Università La Sapienza, a Roma, evidenziano i caratteri sempreverdi di una delle massime istituzioni del Paese; che, per carità, non sono in assoluto un male o un bene, quando rimangono ancora nell’ambito del discutibile.
Il colore politico vi si immischia pienamente, è vero, tuttavia si farebbe cattivo gioco a banalizzare. Dato che, allora che si contesta, si svolge il compito democratico. Con più o meno grazia, ora vedremo.
Approfondiamo quindi le motivazioni sottese alle ultime proteste e all’impegnato sciopero che alcuni studenti dell’ateneo capitolino hanno deciso di avviare. Inserendo gli atti nelle più lunghe sequenze di eventi recenti, che unitamente riconducono a un tema: la guerra di Gaza.
Sapienza, i collettivi contro Israele
Il sottotitolo è lampante, come la realtà. Dei collettivi studenteschi, negli scorsi giorni, hanno protestato per chiedere alla rettrice Polimeni di interrompere i rapporti di collaborazione scientifica che l’Università La Sapienza ancora mantiene con svariate università israeliane.
Il pretesto? Quello che si è già sentito in altre occasioni: per gli allievi, Israele è diventata una potenza da boicottare – soprattutto nella figura del suo Primo Ministro Benjamin Netanyahu – per via delle proprie scelte belliche nei confronti della popolazione di Gaza.
E dato che il boicottaggio verso una Nazione non passa solo per le sanzioni economiche o la mancata esportazione di armi, i manifestanti hanno creduto doveroso farsi sentire per agire nell’ambiente, probabilmente, più di loro potere e competenza: l’ambiente accademico.
Il riferimento studentesco, oltre all’interruzione delle relazioni generali, si pone particolarmente su un accordo fatto tra il ministero israeliano dell’Innovazione, Scienza e Tecnologia (MOST) e il ministero italiano degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (MAECI), per finanziare progetti di ricerca tra i due paesi in vari ambiti scientifici.
L’iniziativa è stata molto criticata da studenti, professori e ricercatori, secondo i quali rischierebbe di finanziare tecnologie cosiddette dual use, ossia sfruttabili sia a scopo civile che militare.
Gli scontri con la polizia e i due arresti
Sapienza, ora è sciopero della fame
(Link all’intervista: “L’intervista video agli studenti in sciopero della fame dell’Università La Sapienza di Roma“. Fonte: La Ragione).