Ninni Bruschetta e la sua carriera da “attore non protagonista”

Ninni Bruschetta, regista teatrale, attore, sceneggiatore e direttore artistico del Teatro Vittorio Emanuele, torna presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Cognitive, Psicologiche, Pedagogiche e degli Studi Culturali, dove viene accolto con un calore che lui stesso aveva trovato e riscontrato nel lontano 2010, quando ebbe modo di presentare il suo libro intitolato “Il mestiere dell’attore”, con prefazione di Franco Battiato.

Questo suo nuovo lavoro, edito da Fazi Editore e intitolato “Manuale di sopravvivenza dell’attore non protagonista”, è un libro che racconta di un Bruschetta che inizia a fare un bilancio del suo mestiere fin qui svolto, mettendo a nudo con professionalità le proprie esperienze teatrali, televisive e cinematografiche, svolte nl corso di una quindicina di anni.

Raccontare, afferma l’attore messinese, è la cosa più bella che esiste.

Rispetto al suo primo libro, dove Bruschetta offre le sue riflessioni ben documentate su quello che è il ruolo dell’interprete rispetto al testo e rispetto al contesto in cui esercita il mestiere, in questo secondo suo lavoro, lo sceneggiatore è critico nei confronti dei meccanismi del mondo dello spettacolo. Bruschetta parla dello spettatore e di come questa figura, nel tempo, sia andata sempre più a peggiorare in quanto, in spazi brevi non solo è costretto a leggere la storia del protagonista che in quel momento l’attore recita, ma perde, al tempo stesso, il significato di che cosa è il cinema.

Al tempo stesso però, lo stesso spettatore, diventa colui che ti coccola, ti rende euforico. E’ all’interno dell’inquadratura che si trova il senso del cinema anche se, l’attore cinematografico, rispetto al collega teatrale, non avrà mai il senso di quello su cui sta lavorando. Il direttore artistico del Teatro Vittorio Emanuele spiega, ai ragazzi presenti del progetto cinema, coordinati dal professore Parisi, che “l’ attore deve essere sempre responsabile del linguaggio che usa e per confrontarsi con altre realtà, deve stare in continuo movimento”.

Nel corso dell’incontro, altro tema toccato è stato quello del settore cinema , fortemente in crisi e la comunicazione che si fa sui social, per promuovere i prodotti, non rappresenta nulla a livello nazionale in quanto chiusa e per questo motivo, non ha peso di alcun genere. Bruschetta, in base alla sua forma di pensiero, spiega che i giovani navigano su un piano completamente diverso da quello su cui viaggia lui e coloro che sono a lui coetanei. Non si sente di dar loro nessun consiglio ma, nello stesso tempo, afferma che un bravo attore, nel momento in cui va in scena, deve esser pronto a sospendere i propri giudizi personali su fatti e personaggi che sta andando a rappresentare. Da venti anni a questa parte, afferma a conclusione del suo intervento l’attore messinese, si è fatto all’interno del nostro paese uno scempio di cultura e solo un uomo di cultura, di cui lui non fa il nome, poteva distruggere la cultura stessa.

L’incontro con l’autore del libro “Manuale di sopravvivenza dell’attore non protagonista” e moderato dal professore Dario Tomasello, è poi proseguito con la proiezione di alcune clip che vedevano impegnato Bruschetta all’interno di vari contesti: da “La Trattiva” di Guzzanti a “Paolo Borsellino” passando per i “Cento Passi”.

Da ricordare che grande è stato il successo avuto da Bruschetta durante la tournée teatrale “Amleto di William Shakespeare” dove, all’interno del contesto, l’uomo Amleto acquisisce la consapevolezza di una caduta spirituale e sceglie di abbandonare il paradiso terrestre per essere un comune mortale con le sue imperfezioni.

Piero Genovese

 

di Redazione UniVersoMe

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