Il leone ed il bambino

leone_bianco

Alle 20 in punto varco la soglia della porta – “ Sono a casa!” – e vedo il mio piccoletto correre verso di me – “ Ciao papino” – dice saltandomi addosso.

Ciao caro” – sento urlare dalla cucina poco distante dall’ingresso.

Credetemi, non c’è niente di meglio, dopo una giornata di lavoro, del rivedere la tua famiglia.

Finita la cena, mi infilo il pigiama e (come ogni giorno) scorgo mio figlio sulla soglia della porta della mia stanza: con aria timida, so già cosa andrà a chiedermi – “ Papà non è che mi racconti quella storia che mi piace tanto, prima di addormentarmi?”

Come poter dire di no?

Allora lo seguo nella sua stanzetta, lui si mette a letto e gli rimbocco le coperte; con occhi sbarrati mi guarda come per incitarmi a cominciare con il racconto.

  • La storia inizia fra le calde terre del Sudafrica, con un branco di leonesse e i loro cuccioli distese nella savana. Fra quei maestosi e giallastri leoncini, ce n’era uno bianco, più vispo degli altri; si allontanava, alla scoperta di quella terra di gazzelle e leoni dalla criniera possente.
  • Non devi allontanarti da me, potrebbe essere pericoloso! Al di là del ruscello, ci sono gli uomini e loro sono cattivi!”- gli raccomandava sempre la mamma – ma lui non sembrava avere paura.

In una delle più calde giornate della stagione, il bianco leoncino in esplorazione, si ferì ad una zampetta: non riusciva più ad appoggiarla.

Disperato, cominciò a ruggire per farsi sentire dalla madre, ma la sua voce era ancora piccola e poco potente; le ore passavano e la notte sembrava essere sempre più vicina.

I suoi lamenti giunsero all’orecchio di Thato, un piccolo bambino che abitava oltre il ruscello.

Anche lui, curioso, decise di seguire quei gemiti, trovando, così, il povero cucciolo immobile e ferito: in un primo momento indietreggiò per la paura, ricordandosi quanto pericolosi fossero i leoni.

Thato, però, non poteva lasciarlo morire, così prese dell’acqua dal ruscello e lavò la ferita del leone e poi gli disse: “ Torno subito”.

Raggiunse la sua casetta e di soppiatto prese un unguento curativo e metà della sua cena; corse il più veloce possibile per raggiungere l’animale.

Lo curò e gli diede da mangiare, promettendogli che non l’avrebbe lasciato solo finché non sarebbe riuscito ad alzarsi.

Si fece notte e l’unguento funzionò: finalmente il leoncino riuscì a mettersi in piedi; guardò Thato e mosse la zampa verso di lui, in segno di riconoscenza, prima di andarsene.

Tornato dal suo branco, il piccolo raccontò alla madre preoccupata che aveva conosciuto un uomo buono, che si era preso cura di lui e che non lo dimenticherà mai.

E così fu.

Passati diversi anni, il leoncino ormai cresciuto era a caccia con altri due leoni, quando udì uno sparo.

D’un tratto videro dei cacciatori, proprio di fronte i loro occhi, con i fucili carichi; così cominciarono a ruggire.

La battaglia era pronta, fin quando il leoncino riconobbe quell’uomo buono: si avvicinò con calma, nonostante avesse paura, proprio come tempo prima il bambino fece con lui; Thato riconobbe il manto bianco del cucciolo smarrito ed ordinò agli amici di abbassare le armi.

In un istante, quell’uomo e quell’animale abbandonarono la paura e la violenza, lasciando il posto alla fiducia e a qualche carezza.

E come dice Rousseau?”

  • Tutti gli animali diffidano dell’uomo e quando sono sicuri che non vuol fargli del male, la loro fiducia diventa così grande che bisogna essere più che barbari per abusarne.
  • Esatto, piccolo mio. Buonanotte”

Jessica Cardullo

di Redazione UniVersoMe

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