“Mongoli, uniti!”

E’ il 1192 e Temüjin è solo un bambino.
Un giorno insieme al padre Yesugei, Khan della propria tribù (tipico capo delle tribù mongole) accompagnato da altri membri della stessa, si dirigono verso il villaggio dei Merkit attualmente in una situazione di contrasto nei loro confronti poiché anni prima, proprio lo stesso Yesugei, rapì la moglie del loro Khan per renderla sua, inimicandosi inevitabilmente l’intera tribù.

Infatti la soluzione è Temüjin che compiuti i nove anni di età, è costretto a scegliere una moglie, per cui la scelta migliore ricade su una bambina della tribù nemica, così da poter “medicare i rapporti”.
Il viaggio è molto lungo dunque viene presa la decisione di fermarsi ad un villaggio di mezzo dove il Khan di esso è un buon amico di Yesugei e qui Temüjin farà la conoscenza di Borte, una bambina di dieci anni che, venuta a sapere della ricerca di una moglie da parte del bambino, gli proporrà la sua persona e nonostante Temüjin conosca bene le intenzioni del padre e che la sua sposa non debba essere di questo villaggio, chiede a quest’ultimo se possa comunque fare una “prova” nell’eventualità che la sua sposa si trovi qui.

Prevedibilmente Borte è la protagonista della decisione di cui Yesugei era assolutamente all’oscuro, ufficializzando le nozze che dovrebbero avvenire fra cinque anni, quando i bambini saranno cresciuti. Benché il padre del ragazzo non approvi la sua scelta, che inevitabilmente alimenterà maggiormente il contrasto con la tribù Merkit, accetta la situazione.
Nel tragitto di ritorno il gruppo decide di accamparsi per riposare, ma nello stesso luogo vi sono alcuni nemici del Khan che decide di fermarsi nel punto prefissato nonostante tutto. Fra i due gruppi avviene uno scambio di offerte consistenti in alcune dosi di cibo e bevande, che per tradizione devono essere necessariamente consumati sotto gli occhi dell’offerente.
Consapevole del fatto che questo possa essere un grosso rischio poiché la bevanda potrebbe essere avvelenata, Yusegei decide di ingerirla comunque perché “le tradizioni sono importanti e vanno rispettate” .
Tornati sui loro passi il Khan accusa dei malori e cade da cavallo in fin di vita, affidando al figlio Temüjin la sorte della sua tribù rendendolo il nuovo Khan. Da questo momento la vita di Temüjin sarà completamente stravolta.

Mongol è un film del 2007 diretto da Sergej Vladimirovič Bodrov che racconta le vicende storiche e personali di Gengis Khan, ricevendo la Candidatura agli Oscar come Miglior Film Straniero nel 2008.
Fatta una doverosa premessa specificando che il film, per alcuni tratti si lega più al fattore “protagonista” mettendolo in buona luce anziché ad una funzione pedagogica, si comporta piuttosto bene.
Nonostante il lavoro di ottima regia, costumi curati, trucco ed effetti speciali da non sottovalutare (che oggi possono sembrare scarsi, ma bisogna considerare l’anno di produzione e uscita del prodotto), il film parte bene, ma non mantiene i buoni propositi.
Infatti, soprattutto nella fase avanzata della pellicola, essa risulterà piuttosto sottotono con una narrazione necessaria per lo svolgimento corretto della storia, ma che sarà difficile seguire con pieno entusiasmo.
Da apprezzare è anche la sceneggiatura che, se lo spettatore non avrà conoscenza della figura e storia di Gengis Khan, non gli renderà un lavoro facile al fine di fargli comprendere che si tratti di lui. Complessivamente il lavoro di Bodrov è sicuramente lodevole e ben fatto, ma Mongol non è il film perfetto.

                                                                                                                                              Giuseppe Maimone

di Redazione UniVersoMe

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