Mare

Se fosse per me, nemmeno ci starei qua a quest’ora, seduta in solitaria, a guardare ciò che ai miei occhi non è contemplato vedere alle 05:00 del mattino. Fosse per me, starei con il lenzuolo steso su un letto, anziché avvolta da questo plaid rarefatto che si sta impregnando di salsedine.

Fosse per me, in realtà, starei sempre a quest’ora sulla battigia a fare da parete con le mie gambe a queste onde marine; ad immergere un po’ i piedi nello specchio bagnato che inizia a mostrare il suo essere turchino.

Ogni rivolo d’onda sembra accarezzarmi, senza mai stancarsi di cullare, con il suo dolce moto, le mie paure nude davanti all’equilibrio maroso.

Che poi – penso – dove inizia? Inizia qui, dove ci sono miei piedi, o lì da dove vedo sorgere il sole, vicino alle onde più lontane? Da dove inizia questo sapore di sale che inebria i sensi e mi rilassa come se il riassunto di tutta la mia vita si fermasse ad un mucchio di onde ed un’alba incompleta?

 

  • “Non è orario per una signorina!” – mormora un anziano, con un ridicolo cappellino parasole, appena arrivato in spiaggia.
  • “Non è orario nemmeno per lei!”
  • “Io dico che è l’orario giusto, invece.”
  • “ Giusto per cosa?”
  • Per iniziare. Iniziare a sorgere come il sole ed infrangersi senza timore come le onde.”

È tutto chiaro: il mare inizia da me.

Jessica Cardullo

di Redazione UniVersoMe

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