Il sapore della magrezza

Anoressica. Ci si sente un’etichetta sotto questo sostantivo. Una nomea del proprio corpo colmo di assenza, di quella mancanza di sapore.
Che tipo di sapore? Il sapore del cibo, quello che ormai ha solo il gusto delle calorie; ma quanti altri tipi di sapori è l’anoressia? È quel tipo di sapore che manca verso l’amore, verso la vita; è mancanza di appetito nei confronti del mondo. E’ un’assenza che si fa presenza in ogni momento della giornata, in ogni sentimento, in ogni emozione, in ogni sorriso scarno che stenta a mostrarsi.

L’anoressia viene classificata come un disturbo alimentare, che porta ad un vero e proprio disgusto e rigetto del cibo; ma la vera e propria affezione, la vera malattia, è quella mentale, in cui al rifiuto del mangiare, sintomo principale, si aggiungono altri disturbi somatici e psichici.

Cosa c’è, quindi, dietro questo (esclusivamente apparente) malessere alimentare? Si cela un carattere insicuro, fragile, che si lascia trasportare dalla fermezza e dalla durezza dell’anoressia; come un tarlo che si impone, con il suo orgoglio, contro il nemico più grande di ogni persona: se stessi. Si diventa spietati contro sé e ci si continua a ripetere: DEVO dimagrire, DEVO pesare di meno, DEVO ”navigare” dentro i miei jeans, DEVO lasciare qualcosa nel piatto. E’ tutta una questioni di doveri, ma verso chi? Verso quella malattia nervosa ed assillante che non si vergogna nel farci desiderare un corpo ”tutt’ossa”, che non si fa problemi nel rimanere impassibile di fronte chi cerca di aiutare. Perché? Perché cedere alla ”carità” altrui sarebbe come perdere il controllo e per un’anoressica, perdere il controllo, significa mangiare una briciola di pane in più rispetto a quanto mentalmente stabilito.

E la perdita del controllo è vista come una sconfitta contro se stessi.
Il controllo è tutto: la gestione del peso diventa un modo per concedersi il sintomo, perché anche una volta raggiunto il numero tanto agognato, la malattia impone di andarne al di sotto, essere sempre al risparmio di calorie, energia.
Senza alcun preavviso, diventa il peso il vero conduttore dell’umore, del benessere, dell’autostima.

Il desiderio di sparire prende forma in un non-corpo e tenta di svuotare la propria persona di ogni altra forma di ambizione e di piacere, facendo del dolore l’unica sensazione rimasta; quel dolore che ti prende quando ti guardi allo specchio e non sei quello che vorresti, quando vedi ancora troppa carne, quando le tue mani ancora non si toccano accerchiando la coscia, quando il mondo prende sapore solo se sei abbastanza magra.

L’anoressia diventa un vortice di incertezze e di solitudine, in cui il giudizio della gente fa paura, talmente tanto da non riuscire a chiedere aiuto anche se vorresti: le persone sono pronte a parlare, a commentare, ad accusarti perché ”potevi reagire diversamente” o a sminuire il problema con frasi del tipo ”mangia e risolvi tutto”, o ti offrono del cibo, che tu proprio in quel momento vorresti solo scomparisse, come te, che ti senti ferita ed infantile davanti ad un problema che ti sei creata da sola.

A questo punto credi così tanto di avere il controllo, da non renderti conto che l’anoressia non si fa controllare. Sì, perché diventa una gabbia in cui si conoscono a memoria le proteine, i carboidrati, i grassi di ogni singolo alimento. E’ questo il sapore della magrezza: una sfida continua contro se stessi, il rifiuto di anche un solo morso di mela, ogni lacrima versata quando ci si sbricia per sbaglio allo specchio.

L’anoressia ti scava dentro, trasforma la tua vita in un ammasso di ansia fra le ore dei pasti, in una conta continua fra calorie e ore che scorrono senza perdere un grammo.
L’anoressia è una malattia estrema, è una dipendenza da cui ci si può liberare chiedendo aiuto, senza timore, liberandosi dagli schemi rigidi che ci si impone, scoprendo le stampelle sane di cui avvalersi, la ricomposizione di relazioni umane vere e prendendosi cura di sé ogni giorno.

Jessica Cardullo

di Jessica Cardullo

Nata nel 1995 a Messina, sono una disperata studentessa di medicina e chirurgia. Studiare non è il mio solo ed unico hobby; ancora prima dello sport, la mia più grande passione è scrivere: per lo più mi piace buttare giù racconti e pensieri. All'interno di questa testata, mi sono occupata di diverse aree come attualità, eventi e vita universitaria, ma al momento gestisco #helpME, una rubrica utile agli studenti universitari.

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