Arrivare

Corro senza sosta: fortunatamente ho deciso all’ultimo minuto di mettere le sneakers.  

Mi trascino dietro un trolley rosa e piccolo, forse talmente tanto da avere il terrore che scoppi da un momento all’altro. 

Mi fermo un attimo: qual è il binario? Controllo l’enorme tabellone sopra la mia testa e mi accorgo di quante persone come me (ma probabilmente in anticipo) lo scrutano incerte, con l’ansia di sbagliare partenza. 

Binario 5.  

Mi faccio spazio fra la frenesia della stazione, in cui sembra sempre di vedere gente nuova nonostastante le mura secolari. 

Io e la mia piccola, ma spaziosa, valigia superiamo i controlli e finalmente arriviamo al nostro agognato binario: posso sentire ancora il rumore del treno che va via mentre io, con un’aria basita e la fronte sudata per la corsa, guardo disperata. 

Faccio un respiro profondo e mi siedo su una delle tante panchine vuote. 

Forse sono io ad aver voluto perdere questo treno.

Tra i vetri della stazione filtrano le prime luci del giorno e scendono su di me, un po’ come se illuminassero i miei pensieri, appesi nella mia mente in disordine sparso. 

Perché dovevo salire su quel treno? 

Perché mi avrebbe portato alla ricerca di un posto per le mie paure, al luogo in cui avrei voluto dare un senso ai miei sogni persi, alle mie ambizioni che ho sempre riposto in un cassetto per il terrore di fallire. 

E aspetto seduta. Aspetto che la vita scelga per me se prendere/perdere un altro treno mentre io guardo; guardo passiva la moltitudine di treni che mi passano accanto, attendendo qualcuno che scenda e che mi inviti salire. 

E cosa ho ottenuto fino ad ora? Cosa mi rimane della mia serie di scelte prese e non prese? In realtà non lo so, ho troppe domande alle quali non ho risposte perché, paradossalmente, ne ho di infinite. 

Ma cosa resta se vivo senza vivere? Resta la paura. 

Resta un senso da trovare.  

Fino ad adesso mi sono accontenta di questo: ma a cosa serve? A cosa serve non provare a volare, lasciando a terra quello che ora sono e che odio essere? A cosa serve non rischiare, se ho già perso tutto? 

Arriva una ventata che mi scosta. Un altro treno è arrivato ed ora è in partenza.  

Allaccio le scarpe e mi alzo, trascinando la valigia fino ad un posto accanto al finestrino. 

Sono sempre partita senza mai arrivare ma, adesso, ho deciso che arriverò.

 

Jessica Cardullo

di Jessica Cardullo

Nata nel 1995 a Messina, sono una disperata studentessa di medicina e chirurgia. Studiare non è il mio solo ed unico hobby; ancora prima dello sport, la mia più grande passione è scrivere: per lo più mi piace buttare giù racconti e pensieri. All'interno di questa testata, mi sono occupata di diverse aree come attualità, eventi e vita universitaria, ma al momento gestisco #helpME, una rubrica utile agli studenti universitari.

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