“La mafia dei pascoli”: affinché tutto questo sangue non sia stato versato invano

21 Marzo 2019. Messina. È stato presentato alla Feltrinelli Point  “La mafia dei pascoli”, il libro di Nuccio Anselmo e Giuseppe Antoci, con la prefazione di Gian Antonio Stella, edito da Rubbettino, che ricostruisce le infiltrazioni mafiose al Parco dei Nebrodi e racconta la lunga storia di Cosa nostra barcellonese.

Il libro,di stampo autobiografico, racconta di milioni di euro guadagnati per anni in silenzio da Cosa nostra. Parla di un business “legale” e inesplorato. Boss che riuscivano inspiegabilmente ad affittare tanti ettari di terreno nel Parco dei Nebrodi, in Sicilia, terrorizzando allevatori e agricoltori onesti, li lasciavano incolti e incassavano i contributi dell’Unione Europea perfino attraverso “regolari” bonifici bancari. Un affare che si aggirerebbe, solo in Sicilia, in circa tre miliardi di euro potenziali negli ultimi 10 anni. Soldi non spesi, appalti truccati, truffe ingegnose, guadagni esorbitanti. Che nessuno vedeva o denunciava. Nessuno vedeva, sentiva o parlava. Fino a quando in quei boschi tanto magici quanto dannati non è arrivato Giuseppe Antoci, che è riuscito ad estirpare via la mafia dal Parco realizzando un protocollo di legalità che poi è diventato legge dello Stato ed oggi è applicato in tutta Italia. Cosa nostra aveva decretato la sua fine. La notte tra il 17 e il 18 maggio 2016 Antoci è stato vittima di un attentato, dal quale è uscito illeso solo grazie all’auto blindata e all’intervento armato del vice questore Daniele Manganaro e degli uomini della sua scorta. Antoci, nel libro, racconta a Nuccio Anselmo la sua esperienza, e il coraggio di tanti altri servitori dello Stato che gli hanno consentito di andare avanti nella sua battaglia. E per comprendere meglio il contesto Anselmo ha scritto anche della catena di omicidi ancora irrisolti avvenuti in quelle terre, di Cosa nostra barcellonese e dei Nebrodi, del primo grande processo contro il racket dei clan tortoriciani e delle dinamiche mafiose del territorio.

Insieme agli autori, Anselmo e Antoci, hanno dialogato: Sebastiano Caspanello, giornalista, e Carmelo Scilla, avvocato.

Gli autori hanno deciso di destinare i loro diritti sul libro all’Associazione “Quarto Savona 15”, dal nome in codice dell’auto blindata fatta saltare in aria a Capaci il 23 maggio del 1992 durante la strage che uccise Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta. L’associazione “Quarto Savona 15” è nata su iniziativa di Tina Montinaro, vedova di Antonio, caposcorta del giudice. L’obiettivo è quello di mantenere viva la memoria della strage di Capaci del 1992, “trasformando il dolore in azioni concrete”.

L’associazione non ha scopi di lucro, non ha connotazioni politiche né partitiche. Ne fanno parte studenti, docenti, imprenditori, professionisti, impiegati, dipendenti pubblici, giornalisti, appartenenti alle forze dell’Ordine.

Gabriella Parasiliti Collazzo

di Redazione Eventi

A Messina non c’è niente da fare? Questa rubrica dimostra il contrario: scoprite gli appuntamenti più interessanti a cui partecipare e cosa succede a quelli in cui mancate.

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