Coronavirus: quando e come riprenderemo a viaggiare

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La primavera è iniziata già da qualche settimana e nessuno di noi, purtroppo, potrà approfittare delle splendide giornate di sole tipiche di questo periodo dell’anno. Anche se siamo ancora al 9 Aprile, in molti si chiedono come e quando riprenderemo a viaggiare. Non c’è dubbio che le conseguenze di questa crisi si faranno sentire a lungo, ma in molti, tra esperti e analisti economici, già sono convinti che la società dopo la pandemia sarà molto diversa da quella che ci siamo lasciati alle spalle.

Secondo Ivana Jelinic, presidente di Fiavet, la Federazione italiana Associazioni Imprese Viaggi e Turismo, “già dal mese di giugno si potranno vedere i primi segnali di ripartenza con i connazionali che cominceranno a muoversi all’interno del Belpaese“. Il ritardo dell’esplosione del Covid all’estero influirà invece sulla ripresa del turismo degli stranieri: “ci aspettiamo che possano ritornare per l’estate inoltrata, se non addirittura in autunno”.
Un sondaggio di Confturismo-Confcommercio, realizzato tra il 18 e il 23 marzo, rileva che appena l’emergenza sanitaria finirà e l’allarme sarà cessato ci sarà un 83% di persone che sceglierà l’Italia per le sue vacanze, anche se il 16 percento teme di non avere una disponibilità economica sufficiente. “Sostenere il turismo adesso“, spiega il presidente Luca Patané, “significa investire in un settore che mette in moto a sua volta altri consumi portando ossigeno all’economia dell’intero Paese“.

Com’è successo dopo l’11 settembre, saranno le regole di viaggio a cambiare pesantemente. L’industria aeronautica è stata la prima a essere colpita con il blocco dei voli da e per molti Paesi, in primis la Cina, dove il virus si stava diffondendo. All’inizio dell’emergenza, molte compagnie continuavano a far volare i loro aerei, anche se vuoti, per non perdere il loro turno all’interno della programmazione degli aeroporti, ma oggi, con metà mondo in quarantena e la maggior parte dei grandi scali occidentali fermi, non mancano le compagnie che hanno fermato la loro flotta, come ha fatto, ad esempio, EasyJet. Ci dovremo abituare all’idea del controllo della temperatura, ai tamponi veloci e alla quarantena forzata (se positivi) una volta arrivati in un aeroporto straniero. C’è anche chi ipotizza una sorta di passaporto “sanitario” da esibire insieme a quello che utilizziamo di consueto, ma è troppo presto per dirlo: certamente, luoghi affollati come aeroporti e stazioni diventeranno sempre più “contactless”, privi di contatto, e lo stesso succederà alla maggior parte dei luoghi pubblici.

 

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Quel che sappiamo con certezza è che l’emergenza coronavirus ha di fatto messo ko il settore del turismo, il quale fino al 2018 incideva per il 13,2% sul Pil nazionale e che oggi, di fronte all’emergenza, ha chiesto aiuti economici e fiscali al governo, tra cui maggiori protezioni per i lavoratori, l’accesso rapido ai prestiti e la possibilità per i tour operator e le agenzie di rilasciare voucher di viaggio che sostituiscano le tantissime prenotazioni cancellate.

L’ASTOI  (Associazione Tour Operator Italiani) prevede una ripresa parziale delle attività tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno e un ritorno progressivo alla normalità solo nel 2021, con una perdita di fatturato che va dal 35 al 70 percento circa. Inoltre vengono chieste al Governo misure urgenti ed efficaci per supportare le aziende e i lavoratori del settore.

Lo stesso augurio è quello che si fanno gli italiani, fortunati di vivere nel “più bel Paese al mondo”, fiduciosi che presto  – anche se con le dovute precauzioni –  ritorneranno a viaggiare e ad ammirare le innumerevoli bellezze che ci affascinano dall’estremo settentrione fino alla punta dello stivale.

 

Santoro Mangeruca

di Redazione Attualità

Rubrica di long form journalism; approfondimento a portata di studente sulle questioni sociali, politiche ed economiche dall’Italia e dal mondo.

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