Non è colpa nostra: Liberazione Queer+ Messina dice NO alla violenza

Forse Messina non diventerà il paradiso per i diritti LGBTQIA+, ma c’è chi cerca di sdoganare la convinzione che, anche per una città come la nostra, che nulla ha da invidiare alle altre città d’Italia, non si possa arrivare ad un’apertura mentale tale da accettare la natura d’altri.

Ma andiamo per ordine, cercando di spiegare il tutto.

LGBT(QIA+) Chi sono? Liberazione Queer+ Messina , cos’è?

LGBT(QIA+) è un acronimo che sta per L lesbiche, G gay, B bisex, T trans\transgender, Q queer, I intersex, A asessuali.

Una lista lunghissima, direte, ma c’è il + perché sono disposti ad accoglierne altre.

Questa è una lunga storia che possibilmente andremo ad approfondire più-in-là.

©GiuliaGreco, Messina 2020

Liberazione Queer+ Messina è il collettivo messinese che riunisce le soggettività della comunità LGBTQIA+, che lotta contro l’omobitransfobia e per la liberazione sessuale.

Queer è un termine comprensivo di tutte le identità sessuali e di genere “diverse” dalla “norma” della società: non etero, non cis o non binarie, e tutte le persone che per i loro corpi la maggioranza esclude, discrimina o finge non esistano. È una parola “potente” perché nasce come un insulto (in inglese era come dire “frocio”), ma la comunità dei queer se ne è appropriata e ha deciso di usarla per sé.

Se ancora non riuscite a trovare una quadra, tranquilli, è normale, anche io ho avuto un attimo di confusione.

Sono un sacco di parole e sembra tutto molto complicato, ma poi la spiegazione vien da se: Queer è un’ identità liberatoria perché significa tante cose eterogenee che uniscono insieme persone molto diverse tra loro. Come delle sfumature, che sono tantissime, e giusto per inserire due frasi fatte, direi : “Che mondo sarebbe senza sfumature” o ancora “Il mondo è bello perché è vario”.

©GiuliaGreco, Messina 2020

Niente di più semplice, se solo questa visione fosse vista e accettata da tutti.

Durante il Community Talk LGBTQ+, organizzato dal collettivo Liberazione Queer+ Messina ieri pomeriggio presso la sede di CMdB, è emerso che le persone omosessuali, bisessuali, genderfluid e via dicendo esistono da sempre, è solo che ora che stanno cercando una voce e vogliono essere rispettate, non negate, specialmente nella nostra città.

Il problema, in parole povere, è che l’ignoranza (letteralmente “mancanza di conoscenza” ) porta alla violenza.

Riportando le stesse parole utilizzate dal collettivo: “Nella nostra città la violenza omolesbobitransfobica è preoccupantemente diffusa ma ugualmente silenziata: passano sotto silenzio atti di bullismo, aggressioni e minacce, ma anche e soprattutto discriminazioni e stereotipi che avvolgono tutta la nostra quotidianità. Dopo alcuni fatti di victim blaming che ci hanno colpito da vicino, abbiamo deciso che è arrivata l’ora di affrontare la questione.

E l’hanno affrontata eccome, pure piuttosto bene.

©GiuliaGreco, Messina 2020

Dopo il Community Talk infatti, la Libreria- Caffè letterario Colapesce ha ospitato l’AperInchiesta, un evento che si è svolto sotto forma di domande davanti ad un aperitivo.

Ad ogni tavolo, oltre che all’aperitivo, sono stati forniti penna e post-it. Un cartellone appeso al muro diviso in quattro colonne: violenza in famiglia, violenza a scuola\lavoro, discriminazioni e stereotipi, strumenti e proposte di tutela.

In un range di tempo di circa 15 minuti, ogni membro del tavolo, nel caso in cui fosse stato vittima di violenza di una delle caselle, doveva scrivere nel post-it il singolo evento in forma anonima; allo scadere del tempo venivano raccolt i post-it e attaccati al cartellone.

©GiuliaGreco, Messina 2020

Anche se i post-it non sembravano molto stabili, le frasi scritte sopra, al contrario, erano molto forti.

Lo stereotipo è violento

Sei troppo maschio per essere gay

Bisessualità=confusione

Gli strumenti e le proposte di tutela hanno impegnato molti post-it (vedi post-it che si incollano male, ndr), tra queste: “sensibilizzazione al di fuori della comunità per fornire supporto“.

©GiuliaGreco, Messina 2020

Tra i termini infiniti imparati ieri sera, ne ho trovato uno anche per me.

Alleati: eterosessuali cis che sposano la causa e difendono e supportano i loro conoscenti e amici queer, perché perfino loro non sono proprio sicuri che tutti dobbiamo per forza essere etero, bianchi, sposati, riproducibili e ugualmente abili. Se vuoi essere un* buon alleat*, intervieni quando senti commenti omofobi; partecipa alle manifestazioni, ma senza togliere spazio per esprimersi alle persone queer, e difendi il loro diritto di esistere come esiti tu.

Cristina Geraci

di Cristina Geraci

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