(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Proteste pacifiche in Russia per la scarcerazione di Navalny, migliaia in manette. USA e UE: “è violazione dei diritti umani”

Sono oltre 4mila i manifestanti fermati durante le proteste di sabato e domenica in Russia, contro la detenzione dell’oppositore, l’unico, di Putin, Aleksej Navalny.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Navalny è stato arrestato il 17 gennaio, al suo rientro dalla Germania, dopo esser stato in ospedale in seguito ad un avvelenamento per cui sospetta degli 007 del Cremlino. Una volta rientrato in Russia, è stato fermato con l’accusa di non essersi presentato dal giudice di sorveglianza a Mosca, come disposto da una controversa sentenza del 2014. Il fermo era previsto per 30 giorni, ma ora rischia tre anni e mezzo di reclusione. La sua battaglia continua da dietro le sbarre, dal carcere della Matrosskaya Tishina.

Navalny, oppositore numero uno di Putin (fonte: ansa.it)

La video-inchiesta che ha contribuito a riaccendere le proteste

Dietro lo scoppio delle proteste non vi è solo solo la volontà di far qualcosa per ottenere la liberazione dell’oppositore di Putin, ma anche dalla visione della video-inchiesta della Fondazione Anticorruzione di Navalny, messa sul web e diventata subito virale. Il video di due ore che ha suscitato lo sdegno di molti, mostra una villa sfarzosissima sul Mar Nero, con vigneti, casinò e lussi di ogni tipo. Secondo l’indagine, la tenuta sarebbe stata costruita con tangenti per oltre un miliardo di euro che Putin è accusato di aver incassato. Quest’ultimo nega. Intanto, un oligarca vicinissimo al presidente, Arkadi Rotenberg, ha dichiarato di essere lui il proprietario e che la super villa dovrà diventare un hotel che aprirà tra un paio di anni.

La villa dell’inchiesta (fonte: tg24.sky.it)

La tv di Stato, nelle ore successive, ha trasmesso delle immagini che mostrano che nella tenuta sono in corso dei lavori, per dimostrare che quanto dichiarato da Navalny è falso, ma per quest’ultimo e i suoi alleati si tratterebbe di una ristrutturazione dovuta a problemi tecnici, insistendo che Putin sia il proprietario che si avvale di prestanome.

I cortei e gli scontri con la polizia

Scontri con la polizia (fonte: ilfattoquotidiano.it)

Le manifestazioni sono cominciate dalla costa orientale, dalla città di Vladivostok, per poi coinvolgere ben 35 altre città, lungo tutto il Paese.

Sono stati organizzati cortei pacifici in contemporanea lungo tutta la Russia, partecipatissimi nonostante la neve, temperature anche venti gradi sotto zero e gli 11 fusi orari diversi. Tra i manifestanti anche diverse decine di giornalisti. Navalny ha definito i manifestanti suoi sostenitori “veri patrioti della Russia, la barriera che impedisce al Paese di scivolare nel degrado completo”.

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Purtroppo la situazione è drasticamente precipitata e non sono mancate le scene di violenza, gli scontri con la polizia che aveva annunciato, sin dall’alba, di esser pronta a usare il pugno di ferro per contenere i cortei. Solo a Mosca, dove si è tenuta la manifestazione più cospicua, 1.349 sono finiti in manette. La capitale era stata blindata: sette le fermate della metro chiuse per impedire l’arrivo dei manifestanti, che non sono riusciti a raggiungere la Lubjanka, quartiere generale del Kgb, i servizi segreti accusati da Navalny di essere colpevoli del suo avvelenamento. Scontri e arresti anche a San Pietroburgo. “La Russia sarà libera” urlavano i giovani della città, come risposta ai colpi di pistola esplosi, che la polizia ha deciso di usare contro la folla per disperderla. Questa notizia è stata poi negata dalle forze dell’ordine. Intanto, cresce l’ira dei russi a favore di Navalny, ma anche il dispiegamento degli Omon, le squadre anti-sommossa.

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Nella città di Krasnadarsk, per impedire che si riunissero i manifestanti nel centro della città, bloccati gli accessi a due piazze che si chiamano – per ironia della sorte – Piazza Rossa e Piazza della Rivoluzione.

È finita in manette anche la moglie dell’oppositore numero uno di Putin, Yulia Navalnaya, mentre si dirigeva con un gruppo di manifestanti verso il carcere in cui si trova il marito. Bloccata mentre usciva da una fermata della metropolitana, è stata trasferita al dipartimento di polizia di Shcherbinka, a nord est di Mosca. In serata, dopo qualche ora è stata rilasciata. Secondo delle fonti, un verbale amministrativo della polizia dichiarerebbe che il fermo è scattato per la “partecipazione a una protesta non autorizzata che ha implicato disturbi per passanti e trasporti”.

Le reazioni dagli Usa e l’Ue

Il segretario di Stato degli Usa, Antony Blinken, è intervenuto per difendere i manifestanti. Parole di condanna, dunque, da Washington, da dove il segretario americano ha twittato chiedendo pubblicamente alla Russia di “rilasciare i detenuti per esercizio dei diritti umani, compreso Aleksej Navalny”.

Gli Stati Uniti hanno condannato le autorità russe, per aver adottato misure dure contro manifestanti e giornalisti pacifici russi per la seconda settimana consecutiva. Ciò ha scatenato l’ira del Cremlino, scontento delle “grossolane interferenze negli affari interni della Russia”. Il ministero degli Esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov  ha dichiarato che:

“sono un fatto dimostrato, così come la promozione di fake news e di appelli ad azioni non autorizzate su piattaforme internet controllate da Washington” e che “il sostegno a una violazione della legge da parte del segretario di Stato Usa Blinken è un’altra conferma del ruolo svolto da Washington dietro le quinte”.

Arrivata in serata anche la reazione dell’Ue:

 “Condanno gli arresti di massa e l’uso sproporzionato della forza contro manifestanti e giornalisti in Russia. Le persone devono poter esercitare il loro diritto di manifestare senza timore di repressione. La Russia deve rispettare i suoi impegni internazionali” ha scritto l’Alto Rappresentante Ue, Josep Borrell.

Si è dimostrata della stessa linea, dall’Italia, anche la Farnesina chiedendo “il rilascio di coloro che sono stati arrestati soltanto per avere fatto sentire pacificamente la propria voce e manifestato le proprie idee senza violenza”.

Ancora una volta gli avvenimenti che avvengono all’interno di un Paese, scatenano reazioni da tutti gli angoli del mondo. Gli equilibri si influenzano l’un l’altro, non sembrano esistere vere barriere. Ciò che traspare, inoltre, è che ormai in Russia non esiste solo Putin, come è stato per molti anni. Quest’ultimo ha trovato davanti a sé un uomo, al quale – aldilà di ogni schieramento politico –  bisogna riconoscere una grande capacità comunicativa, la quale gli ha permesso, inaspettatamente, di attirare una grossa fetta di opinione pubblica dalla sua parte, creando l’unica alternativa – per ora – al presidente russo.

 

Rita Bonaccurso

di Redazione Attualità

Rubrica di long form journalism; approfondimento a portata di studente sulle questioni sociali, politiche ed economiche dall’Italia e dal mondo.

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