Dalí
Dalí in una scena del film. Fonte: magnolia pictures, plaion pictures.

Luci ed ombre di un Genio al tramonto dei suoi tempi

Uno straordinario e suggestivo viaggio tra gli eccessi e le follie del più grande artista del Novecento nel momento del suo declino- Voto UVM: 5/5

Il nuovo mese di giugno si apre con un infinità di straordinarie sorprese nel mondo del cinema e dell’intrattenimento, a cominciare dall’uscita nelle sale dell’attesissimo live action de La Sirenetta a proseguire con il lancio su Netflix della nuova stagione di Zerocalcare (Questo mondo non mi renderà cattivo), ma uno dei titoli più eccentrici e originali è senza alcun dubbio Dalíland il biopic sulla vita del grande artista Salvador Dalí con la regia di Mary Harron.

L’Artista e i suoi ultimi folli colpi di coda

Uscito nelle sale il 25 maggio, il film è riuscito in pieno nell’intento di stravolgere il pubblico, così come ci riuscì il suo protagonista nel corso della sua lunga e stravagante vita artistica.

Uno straordinario Ben Kingsley (Shutter Island) interpreta alla perfezione i panni di un decadente ma sempre follemente eccentrico Salvador Dalí. La storia racconta di quello che fu il buio e insidioso tramonto di una delle figure più irriverenti della Storia dell’arte.

Siamo a New York e nell’aria si respira quell’atmosfera frizzante che contraddistingue gli anni ’70 nella frenetica “Grande Mela” e nel contesto di questo clima euforico tra le stanze del Hotel Ritz si nasconde un vecchio Salvador Dalí nel pieno della sua “parabola ascendente”, nel tentativo di realizzare la sua prossima mostra, costantemente spronato e ispirato dalla sua Gala (Barbara Sukowa). La nascita forzata di nuovi dipinti sembra limitare la creazione del pittore andaluso, quand’è che ad un certo punto James (Christopher Briney), un giovane ragazzo preso come assistente da Dalí, avrà da quel momento la fortuna di entrare nel suo folle mondo conoscendo a fondo la figura di uno degli artisti più influenti del Novecento e non solo.

Plaion Pictures
Dalí in una delle sue folli feste in una scena del film. Fonte: magnolia pictures, plaion pictures.

Dalí: l’uomo oltre l’artista 

Ecco quello che questa pellicola ci vuole mostrare: ciò che fu l’uomo oltre l’artista, i segreti più oscuri negli ultimi anni di vita di un artista fuori dalle righe, sempre più ossessionato dalla morte che secondo le sue parole angosciate continua a girargli intorno. Il tutto è visto dai giovani occhi di un ragazzo che si sente catapultato in un altro universo, strano, folle, ma al tempo stesso intrigante, colorato e festoso. Al fianco di un Dalí pressoché distrutto e consumato sia economicamente che emotivamente.

Mary Harron riesce dunque nella difficile impresa di offrirci un quadro perfettamente delineato di un personaggio talmente complesso da aver fatto del suo stesso genio artistico un prodotto del suo caos. E’ riuscito a scandagliare le due facce dell’artista fondendo la figura di Dalí come personaggio con quella di Dalí come uomo, la figura a tutti nota con il suo lato più torbido e oscuro.

Tra luci ed ombre, genio e sregolatezza, al pubblico si mostra un grande straordinario visionario al crepuscolo dei suoi tempi. Egli compulsivamente si aggrappa alla vita, che trova nel suo mondo, il Dalíland, il suo harem, il luogo della sua ispirazione che porterà avanti imperterrito fino alla fine, quando ormai attorno a lui non vi sarà altro che il vuoto.

Plaion Pictures
Dalí e Gala in una scena del film. Fonte: magnolia pictures, plaion pictures.

Dalíland: non il solito biopic

Sono tanti gli straordinari biopic che si sono susseguiti nel corso della Storia del cinema degli ultimi anni, tra questi si annoverano, Bohemian Rhapsody dedicato al frontman dei Queen Freddie Mercury, Elvis dedicato alla rivoluzionaria figura di Elvis Presley e tanti altri.

Ciò nonostante però, Daliland si distacca dal coro. Ciò che lo rende un biopic di nuovo respiro non è ovviamente soltanto l’eccentrica figura del suo protagonista, bensì la struttura del racconto. Si tratta dell’ultimo arco di vita dell’immenso e sempre più decadente Dalí; con i suoi eccessi e le sue follie è visto, e in qualche modo raccontato, dagli occhi di un semplice ragazzo (James, nella realtà mai esistito) che entra timidamente nella sua fantasmagorica vita, nel suo travolgente mondo fatto di feste, colori e ossessioni. E’ proprio questo piccolo dettaglio che riesce incredibilmente a fare la differenza.

Cos’altro aggiungere, il tocco registico di Mary Harron, illuminato dal genio indiscusso del grande Dalí, ha dato vita a quello che possiamo tranquillamente definire un grande capolavoro ispirato ad una storia vera che tutti gli appassionati dell’arte, tutti gli amanti di Dalí ma non solo, non possono assolutamente perdere!

Marco Castiglia 

 

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