L’uomo nel carro

Villa Von Stein apparve all’improvviso all’orizzonte dopo che ebbero superato un ultimo tornante

Era una struttura immensa, incastonata tra le montagne, nascosta da una fitta boscaglia che copriva l’intero primo piano, circondandolo in ogni lato

“Un luogo tetro e dimenticato da Dio” disse Pietro, non più giovane scrittore sulla quarantina, mentre conduceva la sua 500 Nera Dolcevita attraverso quei colli aspri e selvaggi

“Ti è sempre piaciuto drammatizzare” rispose Antonella, sua moglie, più giovane di lui di cinque anni, dottoressa in archeologia.

“Drammatizzare è il mio mestiere.”

Si erano spinti fin lassù dopo aver ricevuto l’invito di Franz Von Stein, un anziano nobiluomo tedesco, che aveva deciso di trascorrere gli ultimi anni della sua vita nell’Italia che aveva conosciuto da giovanissimo

“Come se la situazione non fosse già abbastanza drammatica” riprese sua moglie con fare indispettito

“Suvvia, volevo creare un po’ d’atmosfera”

“Atmosfera? Essere convocati…”

“Invitati” provò a correggerla Pietro;

“Invitati…da un ex nazista nella sua lugubre tenuta di montagna per valutare i suoi preziosi trofei di guerra non crea già abbastanza atmosfera?”

“Innanzitutto non era un nazista…”

“Ah no? Nella sua biografia io leggo Colonnello tedesco dal ’43 al’45 sul fronte italiano”

“Non tutti i tedeschi erano nazisti” rispose Pietro scrollando le spalle “O almeno, lui non lo era”

“Pensa ciò che vuoi” tagliò corto lei come sempre faceva quando in realtà aveva voglia di mettersi ad urlare.

Giunti alla villa parcheggiarono l’auto in uno dei grandi giardini antistanti, poi vennero accolti da un maggiordomo alto e smilzo

“Herr Vitelli und Frau Germanà?” domandò questi tirandosi su gli occhiali con l’indice

“Siamo noi”

“Seguitemi”

Camerata Franz s’è circondato di teutonici” disse scherzando Pietro

“Che strano! Un inquietante ex nazista quasi novantenne…”

“Ha ottantasette anni…” la corresse Pietro.

“Ottantasettenne…che si circonda di suoi connazionali altrettanto inquietanti”

“E da me cosa vuoi? Sei tu quella ingaggiata dal vecchietto. Io sono qui solo come accompagnatore…”

“E allora perché ha nominato prima te?”

“Che cosa?”

“Perché ha detto Herr Vitelli und Frau Germanà e non il contrario?”

“Sono tradizionalisti qui. Non farti queste domande. Valuta i maledettissimi gingilli del vecchiaccio, prendi i cinquantamila che ci ha promesso e filiamo via.”

“Avrebbe dovuto dire “Frau Germanà und Herr Vitelli”…” mormorò ancora Antonella mentre entravano nella villa

“Già, ma dubito che da queste parti conoscano l’espressione parità di genere. E non a causa della scarsa padronanza dell’italiano.”

L’interno di Villa Grandi sembrava un enorme mausoleo della Seconda Guerra Mondiale comodamente racchiuso nel personale “buen ritiro” del Colonnello Von Stein

Elmetti arrugginiti, fucili d’ogni foggia, financo qualche granata in bella mostra, e questo solo nell’anticamera del primo piano.

“Inquietante…” mormorò ancora Antonella

“Sono solo armi.”

“Armi americane. E’ tutta roba che ha preso dai cadaveri dei suoi nemici. Riesci a pensare a quanta gente abbia sulla propria coscienza questo vecchio?”

La domanda rimase senza risposta, poiché si accorsero, con loro grande sorpresa, di essere gli ultimi arrivati all’asta indetta da Von Stein.

Non meno di una ventina di persone avevano già preso posto sulle tribunette allestite lungo la sala grande della villa, tutte o quasi coetanee del vecchio colonnello

Ma ciò che lasciò Pietro e Antonella senza fiato fu vedere cosa si trovava al centro della sala: un M4 Sherman o ciò che ne restava. La carcassa annerita di un vecchio carro armato americano degli anni’40, sulla cui carena era ancora ben visibile la stella bianca

“Herr Vitelli?”

Una voce debole e stridula, proveniente dal fondo della sala, richiamò la loro attenzione

Sordi rumori si fecero sempre più vicini, come il ticchettio di un vecchio orologio morente.

Franz Von Stein apparve di fronte a loro reggendosi a fatica al suo bastone, mentre una signora corpulenta sulla quarantina lo sosteneva dal braccio.

“È un piacere conoscerla…” sussurrò in perfetto italiano “…questa è sua moglie? Frau Germanà, ja?”

“È lei” confermò Pietro mentre Antonella annuiva timidamente

“Mi hanno detto grandi cose di lei” riprese Von Stein stringendo la mano prima a Vitelli e poi a sua moglie “Spero siano tutte vere”

“Lo speriamo tutti” disse un uomo con spalle larghe e postura militare.

“Ingaggiarla è stato assai oneroso.”

“I soldi non sono un problema, Ludwig, non per me” lo redarguì il vecchio.

“Papà, devi capire che…”

“No! No! No! Sei tu che devi capire!” esclamò Von Stein volteggiando il bastone e puntandolo verso l’uomo dalle spalle larghe “Questa casa, questo carro, tutto ciò che vedi e anche quello che non riesci a vedere appartiene a me! E mi apparterà finché non tirerò le cuoia. Poi potrai sperperarlo come meglio potrai. Ma fino ad allora, taci e sta al tuo posto, chiaro?”

“Certo padre…” mormorò con freddezza Ludwig Von Stein abbassando lo sguardo

“Ed ora, Frau Germanà, il carro…”

“Il carro?”

“Lo valuti, su!” la invitò il vecchio Colonello

“Non ho competenze in questioni militari” si schermì Antonella

“Quando analizza una biga d’epoca imperiale lo fa perché si intende di ippica? No di certo. Lo fa valutandone il valore storico. Ed io questo le sto chiedendo…”proseguì il colonnello in pensione dando alcuni pugnetti alla carena ferrata dello Sherman “…quanto vale un carro americano della Seconda Guerra Mondiale, dal punto di vista storico?”

“Ebbene…” rispose Antonella dopo aver deglutito intimorita “…dovrei guardare gli interni.”

“Facciamolo subito!” esclamò Franz Von Stein schioccando le dita verso il suo maggiordomo “Aprilo”

Il maggiordomo raggiunse il carro portando con sé una scaletta di legno, vi salì, e cominciò maldestramente a maneggiare il cupolino dello Sherman

“Levati!” urlò a quel punto Von Stein spingendolo via e prendendo il suo posto sulla scaletta “Qui dentro devo fare sempre tutto io…”

Nonostante l’età e il fisico precario, il vecchio colonnello riuscì rapidamente ad aprire il cupolino del carro

“Eccoci qua…Così…Ma che cosa!?”

Un tonfo sordo squassò la placida calma della sala grande. Il vecchio trasalì, scivolò all’indietro e cadde rovinosamente a terra

Suo figlio Ludwig fu il primo a raggiungerlo, seguito poco dopo dagli altri ospiti, inclusi Pietro e Antonella.

“Papà, papà…” ripeté l’erede dei Von Stein agitando il padre privo di conoscenza, mentre il maggiordomo tastava il polso del vecchio

“Mio signore, Herr Von Stein è morto.”

“E non è l’unico” disse Pietro guardando con disgusto all’interno del carro “C’è anche lui”

All’interno dello Sherman giaceva senza vita Daniel Von Stein, secondogenito del colonnello e fratello minore di Ludwig

“Il signor Von Stein è morto di crepacuore” dissero qualche ora dopo i medici accorsi nella villa.

“Alla vista del cadavere del figlio il suo cuore non ha retto” commentò Antonella.

“Ok, il vecchio è morto di crepacuore. Ma Daniel? Com’è morto?” domandò Pietro al medico legale.

“Asfissia.”

“Asfissia?”

“L’hanno chiuso dentro il carro” rivelò il medico

“La morte risale a circa 24 ore fa” aggiunse il collega

“Quindi possiamo escludervi dai sospettati” intervenne il commissario di Polizia Paride Ferri

“Sia voi due che i partecipanti all’asta siete liberi di andare. Il signor Ludwig invece…” proseguì Ferri voltandosi verso il rampollo dei Von Stein, il quale era tenuto sotto torchio da diversi agenti.

“Crede sia stato lui?” chiese Vitelli al Commissario

“E chi altri potrebbe essere stato? I romani dicevano cui prodest, e qui l’unico che trarrà vantaggio dalla morte del padre e del fratello è proprio Ludwig Von Stein.”

“Sembra proprio uno dei tuoi romanzi” sussurrò Antonella a Pietro

“Nei miei romanzi però i morti sono finti. E alla fine si scopre sempre chi è stato.”

“Lo sappiamo anche adesso.”

“Ma chi, Ludwig? E’ troppo scontato…”

“A volte la vita lo è. Non dev’essere tutto colpi di scena e cliffhanger. A volte banalmente è il figlio rancoroso con la famiglia che stermina la famiglia per prendersi l’eredità”

“E il movente?” domandò ancora Pietro alla moglie.

“La villa, il carro, i pezzi d’antiquariato e il mezzo miliardo di franchi svizzeri del vecchio sono un ottimo movente.”

“E tutte queste cose le avrebbe comunque ricevute. Se non oggi, tra qualche mese o anno. Era già l’erede universale dei beni del padre. Perché ucciderlo e rovinarsi con le proprie mani?”

“Stupidità?”

“Forse. Oppure…”

“Molto bene signori Vitelli, questa è una scena del crimine”li interruppe Paride Ferri.

“Dovreste andarvene, lasciate fare alla Polizia.”

E così fecero, lasciarono fare alla Polizia. La quale incriminò Ludwig Von Stein per l’omicidio del fratello Daniel, e sequestrarono tutti i beni del vecchio Franz

Il processo andò avanti per mesi, divenendo appuntamento fisso sulle prime pagine dei principali giornali, sia tedeschi, sia italiani, e si concluse con la condanna di Ludwig Von Stein a 26 anni di carcere, da scontare in Germania, sua patria d’origine.

Pietro e Antonella dimenticarono quel caso, proseguirono con le loro vite, affrontarono altri casi altrettanto se non più articolati.

Finché un giorno, a bordo della loro 500 Nera Dolcevita non udirono alla radio che il testamento di Franz Von Stein era stato miracolosamente ritrovato proprio il giorno successivo alla chiusura del processo di Ludwig.

“Con un colpo di scena degno del miglior thriller hollywoodiano, il testamento del magnate Franz Von Stein, morto di infarto due anni fa, è riemerso tra le carte dell’ufficio ormai abbandonato dell’ex colonnello della Wermacht, gettando un’ombra sinistra sul metodo investigativo del Commissario Ferri”

“Lasciate fare alla Polizia” lo schernì Pietro.

“Zitto! Lasciami ascoltare” lo redarguì Antonella alzando il volume della radio.

“Dal testamento, emerge la figura di Thomas Kramer quale unico beneficiario delle ricchezze di Von Stein.”

“Thomas Kramer? Chi è Thomas Kramer?” si domandò sua moglie.

“Il maggiordomo di Villa Von Stein sarà felice di sapere che l’uomo che per tanti anni ha accudito, si è rivelato essere così generoso nei suoi confronti.”

Pietro ed Antonella si guardarono per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere sguaiatamente.

“Allora è vero che il colpevole è sempre il maggiordomo…”

Giuseppe Libro Muscarà

Immagine in evidenza: illustrazione di Marco Castiglia

di Rubrica Inchiostro

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