L’interrogatorio di un viandante sull’amore

Cammino per strada e non riesco a smettere di pensarci. Continui flashback attraversano la mia mente, senza darmi tregua. Ci sei tu, ci sono io. Ci siamo io e te a ridere di una giornata che proprio non vuole saperne nulla di andare bene, ci siamo noi a fissare il soffitto con un sorriso ebete stampato in faccia. Quante volte ti ho detto che quel sorriso ti faceva più ragazzina, e tu nemmeno ci credevi.

E poi ci sei tu che gridi e piangi e io che grido più forte, chissà su quale legge animalesca si fonda l’idea che, alzando la voce, l’altra persona smetta di parlare. Mi si è gonfiata una vena sul collo, era tanta la rabbia.

Continuo a pensarci, guardando i fari delle macchine sulla strada, nella speranza di trovare il sassolino nella scarpa che fa camminare male, quell’arancia amara che ti ha guastato tutto il pranzo, il quadro storto che per quante volte potrai drizzarlo tornerà sempre a inclinarsi, oppure la canzone sbagliata in radio che un po’ l’umore te lo cambia. E questi fari mi fanno sentire un po’ sotto interrogatorio, sono innocente, commissario, però le cose si fanno in due quindi un po’ è anche colpa mia. Mi capisca commissario, io proprio non lo so … qual è il momento esatto in cui l’orologio fa Dong, e cosa fa, l’orologio, nella restante mezz’ora prima del Dong? È felice, forse.

Davanti a me vedo una coppia e lei ha una rosa in mano. Chissà se se lo immaginano che prima o poi litigheranno fino a odiarsi, chissà se in cuor loro sanno che alla fine ritorneranno insieme, chissà se anche lontanamente immaginano tutto il male che in futuro si faranno.

Mi sento quasi in dovere di avvertirli, lasciate perdere tutto, anche le rose. A che servono? Tanto marciscono.

La verità è che a marcire siamo stati noi.

Sentimenti … sentimenti … non ne provo nessuno, li ho gelati tutti. Sono diventato egoista, ecco tutto. Mi sento felice solo per me stesso, è questa la verità. E per una volta, nella vita, ho tutto il diritto di essere egoista per quanto mi pare e piace. Si, sono un insieme di rabbia e cinismo, forse. E ora basta, non voglio saperne niente, d’ora in poi ci sarò io il calcio, qualche porno, birra come se piovesse … è d’accordo con me, commissario?

Sono rimasto solo, ancora. Fisso le vetrine dei negozi che stanno per chiudere, sono le 21 e francamente me ne infischio (diceva qualcuno).

Che voglia di andare al cinema, almeno starò un po’ al calduccio a rilassarmi, però che pizza ci sarà sicuramente una coppia. Ma ovunque io possa andare, ci sarà sempre una coppia. Forse devo cambiare casa. Ma che sto dicendo? Vedi un po’ se devo cambiare casa per colpa di quella stronza che nemmeno vive lì, solo per non rivedere più i fantasmi di me e lei felici.

Conosco gente che si lascia e riesce a rimanere amica, o ancora gente che si lascia e, dopo tanto soffrire, riesce a ricominciare da capo e tornare insieme.

E allora perché, io e te, non riusciamo nemmeno a guardarci in faccia? Perché dobbiamo evitarci? Dividerci i luoghi o gli amici?

Perché non meritiamo di essere felici?

Perciò adesso, su questa strada e con tutti questi fari puntati contro di me, non riesco a spiegarmi come siamo arrivati a questo …

Tornerò ancora ad amare?

Lo giuro, commissario, mai più. Anzi, ritiro tutto. La prossima volta starò più attento. 

Sì, sto mentendo, lo so. A presto.

Serena Votano

di Redazione UniVersoMe

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