Razzismo: la fiamma dell’ignoranza arde ancora

“Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell’odio.” 

                                                Nelson Mandela

 

Verona: domenica 3 novembre 2019, allo Stadio Marcantonio Bentegodi, si sta disputando uno dei match dell’undicesima giornata del Campionato di Serie A. I padroni di casa, dell’Hellas Verona, conducono 1-0 sugli avversari del Brescia, grazie ad un gol realizzato al 50’ dall’attaccante italiano, classe 2001, Salcedo. La partita scorre normalmente tra un tiro a fil di palo, qualche intervento scomposto da parte dei difensori di entrambe le squadre, ed anche un intervento del VAR che nega un rigore alla formazione scaligera. Una partita come tante altre, se non fosse che ad un tratto il gioco viene interrotto, non dall’arbitro…ma bensì dal centravanti bresciano Mario Balotelli.
L’attaccante della Nazionale, nato proprio nel comune lombardo, intorno al 55’, dopo essere stato fischiato ed aver ricevuto cori offensivi a sfondo razzista da alcuni ultras veronesi, prende il pallone e lo scaglia contro la curva che beceramente lo stava insultando per il colore della sua pelle (lo stesso di Salcedo, loro beniamino).
I tifosi gialloblù inveiscono verbalmente contro l’ex giocatore di Milan ed Inter, che sconfortato e sconvolto per ciò che sta accadendo, minaccia di lasciare il terreno di gioco per tornare negli spogliatoi. Il direttore di gara, l’arbitro Mariani, accortosi dell’episodio, interrompe subito il gioco ed invita lo speaker dello stadio ad annunciare la possibile sospensione della partita; mentre i giocatori di entrambe le squadre convincono Balotelli a restare in campo.
I cori cessano, il gioco riprende, vince il Verona per 2-1 (con Balotelli che segna il gol della bandiera per i biancazzurri); ma perde – ancora una volta – lo sport.                                                                                          E con esso perdiamo tutti noi.                                                                                                                             Perdono gli ideali di milioni di persone. Perdono tutti coloro che hanno lottato per raggiungere una condizione di parità sociale, fino ad alcuni decenni fa inimmaginabile. Perde chiunque consideri lo sport come un mezzo di socializzazione, di aggregazione, un mezzo che deve unire popoli, etnie e culture diverse – in armonia e fratellanza – superando qualsiasi stupido pregiudizio.
Purtroppo questo non è il primo caso di razzismo che si verifica sui campi di Serie A, tanto amati dagli italiani. Se andiamo indietro con la memoria possiamo ancora sentire gli ululati razzisti contro il difensore giallorosso Zoro, durante Messina-Inter del 2005; o gli insulti al centrocampista ghanese Kevin-Prince Boateng nel 2013, durante un’amichevole tra Milan e Pro Pratia, con il giocatore che ebbe la stessa reazione di Balotelli, scagliando il pallone verso quelli che possiamo definire pseudotifosi; fino ad arrivare al “caso Koulibaly”, del dicembre 2018, quando durante Inter-Napoli il difensore senegalese venne fischiato dai sostenitori interisti e, dopo aver applaudito ironicamente l’arbitro per la mancata interruzione del gioco, venne addirittura espulso da quest’ultimo.
L’episodio suscitò moltissimo scalpore ed ebbe una risonanza mediateca senza precedenti; tanto da far intervenire anche i vertici della UEFA, che si schierarono dalla parte del giocatore.

 

Fonte – uefa.com

 

 

Ogni volta che assistiamo a questi tristi episodi, le domande che ci poniamo sono sempre le stesse.
Come verranno puniti gli autori di tale gesto? Quanto sarà lungo il DASPO che riceveranno? Quanto sarà costosa la multa che verrà inflitta alla società? Per quante giornate verrà chiusa la curva nella quale hanno avuto luogo gli insulti?
Tutte domande che trovano risposta grazie alle sentenze del Giudice Sportivo della Lega Calcio.

Mentre, purtroppo, non si riesce a rispondere alla domanda più importante: “Cosa spinge qualcuno che sta assistendo ad una semplice partita di calcio ad avere tale comportamento?”
Non lo sappiamo. Non riusciamo a capire cosa possa passare nella mente di chi da vita a questi cori offensivi. Non capiamo il gusto che vi può essere nell’offendere la dignità di una persona, che non ha fatto assolutamente nulla per meritarsi tale trattamento. Una persona uguale in tutto e per tutto a noi, con i nostri stessi diritti, con la sola “variabile” – se può essere definita così – di avere il colore della pelle diverso dal nostro.
Eppure, se la storia ci ha insegnato qualcosa, dovremmo aver ben chiaro che non è la pelle di un uomo a definire chi è questo.
Un uomo può essere considerato per le sue azioni, per le sue idee, per le sue parole, per ciò che da e ha dato al mondo. E se valutiamo soltanto questi aspetti, ci rendiamo conto che sono stati proprio grandi uomini di colore, quali: Nelson Mandela, Martin Luther King, Mahatma Gandhi; a lasciare un segno indelebile nella storia dell’umanità.

 

Fonte – atistoria.ch

 

È grazie alle loro idee ed alle numerose battaglie portate avanti da milioni di persone in tutto il mondo, che condividono gli stessi ideali di uguaglianza e parità sociale, che oggi troviamo in tutti gli ordinamenti giuridici nazionali ed internazionali articoli atti a condannare il razzismo in qualsiasi sua forma.
Articoli che, come l’Art. 3 della Costituzione Italiana e l’Art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, riconoscono la pari dignità sociale a tutti i cittadini e vietano qualsiasi forma di discriminazione fondata su sesso, razza, colore della pelle, origine etnica, ecc.                                                Ma nonostante ciò, nonostante leggi, articoli e manifestazioni….il razzismo sembra non avere fine.
Nulla sembra cambiare.
Tutto si ripete.
Ed ogni volta che si assiste ad un evento del genere all’interno di uno stadio, si pensa, e si spera, che quello sia l’ultimo episodio.
L’ultima volta che una partita debba essere ricordata, non per il risultato finale o per un eurogol, ma per gli ululati indegni di alcuni delinquenti.
L’ultima volta che un uomo che fa solo il proprio lavoro debba uscire in lacrime per colpa dei pregiudizi e dell’ignoranza.
L’ultima volta che le parole razzismo e sport vengano associate.
E invece no!
Purtroppo continuiamo a sentire, a leggere ed a vedere situazioni del genere, non solo in Italia, ma un po’ ovunque, sui campi di calcio – ed anche di altri sport – di qualsiasi nazione.
Continuiamo ad assistere ad atti di vile ignoranza, messi in atto da “uomini” che non meritano di essere definiti tali. “Uomini” che, se non verranno fermati al più presto, continueranno imperterriti a diffondere odio e razzismo, negli stadi, così come nella società; continuando ad alimentare la fiamma dell’ignoranza che, se non spenta in tempo, potrebbe bruciare tutto ciò che trova sul suo cammino.

Perché se insulti un “avversario”, o qualunque altro individuo, per il suo colore della pelle, non sei un uomo: sei un vigliacco!

 

Giuseppe Cannistrà

di Giuseppe Cannistrà

Nato a Messina nel 1997; sono uno studente di Giornalismo presso l'Unime. Amante dell'arte e della natura; adoro lo sport e qualsiasi tipo di musica. Faccio parte di RadioUniVersoMe.

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