Atlas: la vita come un’arrampicata

Il tocco mai banale del regista e l’interpretazione magistrale della De Angelis in uno dei drammi più interessanti di quest’anno – Voto UVM: 5/5

Atlas, del regista Niccolò Castelli, racconta la storia della protagonista Allegra, interpretata magistralmente da una Matilda De Angelis  in una delle sue migliori prove drammatiche, giustamente premiata come Miglior Attrice al Taormima Film Festival.

Niccolò Castelli e Matilda De Angelis al Taormina Film Fest

La montagna di Allegra

Le vicende prendono luogo sulle Alpi e seguono, ispirandosi liberamente, una storia realmente accaduta. Un gruppo di giovani ragazzi appassionati d’arrampicata decide di cimentarsi in una sfida: scalare le montagne della catena dell’Atlante in Marocco, volendo ambire a qualcosa di più rispetto alle montagne che sono abituati a scalare tra Svizzera ed Italia. Arrivati in cima i ragazzi si fanno promessa di provare nuove esperienze, cercando nuove vette da scalare, dando prova così di grande forza d’animo e vitalità.

A questo punto però, il film non segue più le loro vicende e veniamo spostati su un piano diametralmente opposto: ritroviamo la protagonista completamente sconvolta da quello che capiamo essere stato un evento tragico avvenuto in Marocco, comprendiamo quindi che il suo viaggio non è andato a finire nel migliore dei modi e che soprattutto i suoi compagni non sono tornati a casa assieme a lei.

Matilda De Angelis nei panni di Allegra. Fonte: iodonna.it

E’ qui che la pellicola comincia a mostrarci il suo vero volto, mettendo in mostra gli stati d’animo di Allegra, facendoci entrare davvero in sintonia con la protagonista e ritraendo quella che può essere una psiche spezzata: Allegra non parla più con i genitori, non cerca nuovi contatti e quelli vecchi non riescono più a darle nessuno stimolo che la porti con la mente lontano dalla sua continua sofferenza.

L’occhio del regista sulle emozioni

Tutto il lavoro sulla pellicola serve di fatto a farci avvicinare a lei: il lavoro metodico del regista, che riesce benissimo a puntare l’obiettivo mettendo in risalto sia la protagonista che ciò che le sta attorno. La maniera confusa in cui vive ciò che ha intorno a sé, così come il suo dramma interiore, che vediamo messo in risalto da frequenti primi piani sull’attrice (autrice anch’essa di una grande prova), sono la dimostrazione di un lavoro consapevole da parte di Castelli, che non ha creato qualcosa di banale – come invece poteva accadere dato il soggetto – ma anzi è riuscito a costruire una storia con delle inquadrature che non sbagliano quasi mai e lavorano in simbiosi con De Angelis mentre percorre la strada di Allegra.

I vari passi che la portano ad affrontare i suoi traumi vengono sanciti da un’alternarsi di ricordi con la vita odierna: vediamo quindi il passato per come viene affrontato da Allegra, andando a scavare sempre più a fondo mano a mano che si va avanti nella pellicola e le emozioni vengono sempre di più a galla.

L’obbiettivo del film è qui chiaro: raccontare di una risalita umana, in una maniera che, con tatto, renda anche giustizia a quella che è stata una tragedia vera, vissuta da persone vere.

Allegra e Arad. Fonte: cinemany.ch

C’è infine il lavoro dell’intero cast che va a interpretare i personaggi secondari, anch’essi colpiti a fondo dallo stesso dramma. Uno dei personaggi che hanno maggior risalto è quello di Arad, interpretato da Helmi Dridi,  che si rivelerà un incontro centrale per Allegra: il loro rapporto, complicato all’inizio, diverrà il punto di svolta nella storia della protagonista e il momento in cui anche noi spettatori scopriamo tutti i suoi traumi mentre Allegra li affronta, dopo aver tenuto dentro di sé il dolore e la rabbia della perdita.

Verdetto

Il film, per concludere, riesce quasi perfettamente nel suo intento, con l’unica pecca di non aver forse dato abbastanza risalto ai personaggi secondari. Sbaglio comunque perdonabile in quello che risulta essere uno dei drammi più interessanti di quest’anno, nonché una delle migliori prove attoriali che ci auguriamo possa essere un’ulteriore vetrina per il talento di Matilda De Angelis

Matteo Mangano

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