Noi, voi, gli altri…

Ci sono storie che non esistono” diceva uno dei (troppo) famosi trailer di Maccio Capatonda: lo sapeva anche lui, lo sanno tutti, che certi episodi, certi eventi dovrebbero esistere solo nelle (peggiori) favole che non leggeremmo mai. Mentre il freddo pervade ogni anima pia (ma anche no) dell’Ateneo messinese, mentre gli esami si avvicinano e molti di noi non hanno ancora capito come prenotarsi (fingiamo bene vero ragazzi?) e mentre la città sprofonda nell’immondizia ma abbonda di autobus rossi arancioni e bianchi (la fantasia non ci manca) il peggio del peggio di peggiore ci travolge e ci deprime troppo facilmente. Chi ad esempio non è depresso ma ha tanta voglia di ridere è uno dei tanti oscuri candidati messinesi all’esame di abilitazione alla Professione Medica, che il 4 Febbraio scorso non ha potuto sostenere l’esame per via di un errore di CINECA, consorzio che si occupa della predisposizione delle prove a livello nazionale, che molto genialmente ha inviato 125 plichi per 150 candidati. Immaginiamolo li, seduto al suo posto con tre quarti dei muscoli in tensione per un giorno che potrebbe cambiare la sua vita, vestito al meglio, oppure di fretta per aver studiato tutta la notte ed essersi svegliato tardi , e ad un certo punto gli viene detto che l’esame è stato rinviato a “data da destinarsi”. A poco servono le scuse del rettore Navarra (anche perchè è gia un bel po’ che facciamo “CINECA akbar) e l’avvio di un azione risarcitoria a carico del consorzio, considerato che gia nel 2014 questo era stato protagonista di un pasticcio simile con i test d’ingresso alle scuole di specializzazione in medicina. Come dire “fatti una domanda e datti una risposta”: chi dovrebbe maledire per primo, sempre il nostro oscuro candidato, mentre conta la dose di tranquillanti che ha ingerito per “star sereno” all’esame? Qualcuno ha sussurrato che, in tutta questa storia, la fortuna abbia voltato le spalle ai poveri studenti: se dovessimo fare un elenco però, andremmo sicuramente indietro nel tempo e scopriremmo, ancora una volta, “una storia che non esiste”. Riflettiamo ancora su di loro, professionisti rientrati anche dall’estero per non perdere questa opportunità, e che hanno atteso per almeno 6 ore presso il padiglione F del Policlinico notizie dal MIUR, sentendosi infine sentenziare che sarà preparato un test ad hoc per il “caso Messina”. Poco importa se l’articolo 4 del Regolamento del 2001 prevede che “ciascuna prova scritta si svolge contemporaneamente nelle diverse sedi individuate con contenuto identico in tutto il territorio nazionale”. Ma si dai, cosa vuoi che sia, in un paese dove la legge è un optional e non vince il piu bravo neanche ai concorsi, bensi’ “il piu bravo che è magari il piu fortunato”. Merita in questo editoriale, uno spazio dedicato al “caso Tomasello” (anche se di caso ha ben poco, è proprio tutto chiaro). Nel 2013 il prof. Dario Tomasello, figlio dell’ex rettore Francesco Tomasello ma soprattutto noto per essere una persona affabile con i propri studenti, di compagnia e sorprendentemente erudito, vince il concorsone per Ordinario battendo il piu anziano Fontanelli, allievo (come Tomasello) del luminare di Letteratura Italiana Giuseppe Amoroso. Si dirà “capita” ma lo sconfitto non si arrende e alla fine scopre che il vincitore ha “copiato e incollato” pagine e pagine dei lavori di Amoroso, senza le famose virgolette che avrebbero reso il tutto assolutamente normale. Quel che lascia di stucco è la risposta del Ministero:”Visionata la documentazione» la commissione (che lodava il vincitore anche per i «contributi originali») ritiene di «non dover modificare il giudizio di abilitazione già reso nei riguardi del prof. Tomasello”. Tradotto in italiano (materia tanto cara ai contendenti): se io scrivo una seconda Divina Commedia, di piu o meno quattro righe, ma poi copio uno o due enciclopedie Treccani da qualcuno, posso tranquillamente ottenere una cattedra, magari anche con tanto di genuflessioni in serie della commissione. Ora, a parte il farsi quattro risate (perchè questo stiamo facendo, nient’altro) vogliamo credere che ai piani alti abbiano riflettuto bene prima di dare questa risposta e vogliamo soprattutto credere all’onestà di Tomasello. Certo è che il messaggio allo studente che si vorrà accostare in futuro all’insegnamento non può che essere la modifica di quello precedentemente scritto: “ai concorsi vince il piu bravo, che il piu fortunato e che magari è anche il piu furbo”.

Mo’ me lo segno, avrebbe detto Massimo Troisi. Noi amiamo dire:”esistono storie che non esistono”

di Valerio Calabrò

Valerio Calabrò, articolista d'attualità e ala polemica del giornale. Studio Scienze delle Relazioni Internazionali e Politiche. Leggo libri di storia da quando avevo sette anni, prima di approdare, quando scrivevo per il giornale d'istituto del Maurolico, ad una visione piu divulgativa della storia e della politica. Mi chiamano Robespierre per il senso del diritto che caratterizza ogni mia azione.

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