Possiamo essere reali nella società del giudizio?

Qualche settimana fa sono andata al teatro Vittorio Emanuele, il quale ancora piano piano riesce a rimanere a galla con la selezione di spettacoli di tutto rispetto, come quello che ho scelto di vedere: “Performance” scritto ed interpretato da Virginia Raffaele.

Virginia Raffaele è attrice, comica, imitatrice, speaker radiofonica, conduttrice televisiva, e molto probabilmente sarà anche insegnante, estetista, avvocato, cuoca, commessa…insomma chi più ne ha più ne metta! In ogni sua veste è comunque magistrale: una show-girl a tutti gli effetti, con quel tocco di introspezione che la pone ai vertici nel contemporaneo panorama culturale italiano. Difatti, è riuscita a mantenere alta la concentrazione degli astanti in un clima di leggerezza, per tutta la durata dello spettacolo.
I personaggi si avvicendano tra monologhi esilaranti e dialoghi surreali con la vera Virginia Raffaele che, grazie ad un attento lavoro di regia, interagisce con le sue creature come una sorta di narratore involontario che poeticamente svela il suo “essere – o non essere”. Oltre le risate, ogni personaggio ritrae una sfaccettatura della nostra società, di chi siamo e di ciò che ci circonda. Vengono messe a nudo queste donne che mostrano le ossessioni che ci siamo creati e alle quali siamo ormai assoggettati.

Senza l’intento di recensire lo spettacolo, voglio concentrarmi sulle riflessioni che sono sorte subito dopo: la Raffaele ha esordito con un suo personaggio (la criminologa Roberta Bruzzone) che denigrava l’immagine reale dell’attrice; ha dato una voce rilevante ad un soggetto inventato ricalcando un’autoironia fuori dal comune e soprattutto ha messo a tacere chi, nel descriverla, ripete sempre le stesse cantilene: “deve essere se stessa”, “non ha identità”, “è una persona debole”.
La prima frase che mi è venuta in mente è stata “Quanno un giudice punta er dito contro un povero fesso, nella mano strigne artre tre dita, che indicano se stesso” (Il bar della rabbia – Mannarino).
Chi realmente ha un’identità totalmente stabile, forte, immobile? È nella natura dell’uomo, il cambiamento è la sua costante, perché prendersela tanto? Tutti siamo diversi in ogni situazione della nostra vita: con i genitori siamo in un modo, con i colleghi in un altro, con gli amici in un altro ancora, è difficile poterci riconoscere appieno. Inizialmente questo pensiero mi è parso triste, ricolmo del pessimismo cosmico di Giacomino. Ma riflettendoci con serenità, e accettando questa realtà, ho constatato che va bene così, fa parte di questa esistenza. Non serve credere agli aforismi che troviamo ogni giorno sulla timeline di ogni social, non siamo parole, siamo esseri umani. “Sii te stesso” – per i più “be yourself” – vorrei sapere a quale me stessa dovrei fare riferimento. E no, qui non si tratta di disturbo dissociativo dell’identità o borderline della personalità, qui ci concentriamo solamente sul conoscere se stessi, γνῶθι σεαυτόν ricordando i nostri cugini greci, e non essere se stessi. Conoscendoci riusciamo a sentirci a nostro agio in ogni situazione, in ogni veste che le circostanze ci chiedono di indossare; studiandoci riusciamo ad ottenere un contatto con il nostro io profondo per vestire la nostra autenticità.

Incontrandola subito dopo lo spettacolo l’ho ringraziata: l’ho ringraziata di essere reale perché non vuole essere un solo personaggio nel mondo dello spettacolo, non ne ha bisogno, non vuole avere una maschera che la identifichi, lei ha la possibilità e le capacità di essere se stessa più di quanto si possa credere, ha il via libera per conoscersi senza doversi nascondere (come purtroppo, spesso, accade). Virginia Raffaele è reale perché riesce a dar voce ai personaggi reali, dicendo ciò che loro vorrebbero dire ma non possono, raccontando con irriverenza, ironia e caparbietà il loro drammi, che sono un po’ di tutti.

E si chiude il sipario.

 

Giulia  Greco

di Giulia Greco

Classe '96, con particolare realismo ho sempre preferito rimanere ai margini dai contesti mainstream della città dello Stretto, per questo mi piace raccontarli attraverso la scrittura e la fotografia. Un po' per passione, un po' per esserci nata, ho lavorato per diverse radio - web ed FM -, scritto quando mi andava ed immortalato quando percepivo che quel momento doveva rimanere eterno. Come hobby studio Giurisprudenza presso l'UniMe (velata ironia).

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