Il Natale a Messina: tradizione, arte e storia in una prospettiva di rinascita

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L’aspetto religioso è per Messina, oltre che un elemento culturale di identità, un’immagine di rinascita. Il culto mariano nei momenti critici che hanno coinvolto la città, dalle terribili ondate di pestilenza ai terremoti, fino ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, ha fornito un sostegno per risollevare gli animi in una storia, quella di Messina appunto, caratterizzata da profondi traumi, ma anche da slanci e riprese vitali. Più che un’esteriore forma di devozione il richiamo ai valori della fede è quindi per i messinesi un elemento di attaccamento alle proprie radici cittadine. E’inevitabile che le celebrazioni del Natale si leghino fortemente alle usanze e al folclore. Una relazione espressa sotto aspetti diversi e che tocca anche l’arte e la musica: sono moltissime le modalità e le usanze, radicate nella tradizione della città, di festeggiare e raffigurare il momento della Natività.

Bambinello Gesù, Francesco Juvarra http://www.messinareligiosa.it

A partire dal simbolo per eccellenza: il presepe. Fino agli anni ’40 – ’50 l’albero di Natale era percepito con indifferenza, se non con aperta ostilità per via delle sue origini slegate dalla religione cattolica; Giuseppe Arena lo definì una “scimmiottagine”, un oggetto di una moda passeggera destinata negli anni a scomparire. Nelle case si preferiva mettere le statuine dei personaggi, spesso realizzate a mano dalle botteghe degli artigiani. Una tradizione, quella del presepe, che risale a moltissimo tempo prima. Qualche volta si trattava persino di opere monumentali ed eccentriche, come il presepe nella casa del cavaliere Calamarà che, come riportano le testimonianze, si snodava per sette stanze o quello di Salvatore Bensaia che conteneva all’interno addirittura i pali del telegrafo. Connessa al presepe, sotto il profilo del manufatto artistico, è anche la tradizione molto antica, presente già nel ’600-‘700, dei bambiniddari: statue del bambin Gesù in cera d’api. La produzione era estremamente diffusa, in Sicilia e a Messina, tanto da ottenere una grande popolarità ed essere richiesta nei salons di Parigi. Uno dei bambinelli si trova oggi nella chiesa di Gesù e Maria delle Trombe; è un’opera molto venerata, realizzata da Francesco Juvarra, fratello dell’architetto Filippo, a cui il popolo attribuì poteri miracolosi.

In campo artistico massima espressione della Navità a Messina è naturalmente la tela dell’Adorazione dei Pastori di Caravaggio del 1609 contenuta nel Museo Regionale. L’opera, che venne commissionata dal senato della città, fu fatta dall’artista durante il passaggio in Sicilia dopo essere fuggito dal carcere de La Valletta dove venne rinchiuso in seguito a una violenta rissa. L’incarico prevedeva la realizzazione di una pala d’altare destinata alla chiesa di Santa Maria della Concezione, distrutta dal terremoto. La scena rappresenta Maria in atteggiamento realistico e umile insieme a San Giuseppe e i pastori, avvolti da un fascio di luce che rischiara la scena e mette sullo sfondo il resto, compresi il bue e l’asino. Stesso tema ebbe l’opera trafugata a Palermo, la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco D’Assisi. Per Caravaggio il Natale, come ha scritto il Professore Tomaso Montanari “è la festa della dignità del corpo umano: non importa quanto indifeso, stanco, piccolo, umile, povero, migrante. Anzi, proprio per questo, divino”.

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“Diciamo d’un remoto Natale in un paese ai piedi dei Nebrodi, nella piana fitta d’ulivi e d’aranci, il mare di fronte con le Eolie fantasmatiche all’orizzonte e le boscose colline alle spalle, l’immenso Etna in fondo di nevi e caligini (…) In questo tempo, dopo il rito liturgico, c’era la notte l’attesa di un’altra novena, quella cantata sotto il balcone dai ciaramiddari, cantata dal cieco (…)” (Vincenzo Consolo, Un remoto e un recente presepe)

http://www.strettoweb.com/foto/2018/12/natale-a-messina-tradizioni-storia-usanze/785451/

Ma soprattutto era la musica della zampogna a rendere gioiose e allegre le notti di Natale, in particolare prima del terremoto. C’erano allora i cosiddetti ciaramiddari, i zampognari di Camaro che intonavano le loro tipiche ninne nanne della Novena e i vecchi cechi, chiamati i “sonaturi orbi”, accompagnati da chitarra e violino e da un picciotto che suonava l’azzarino (il triangolo). Giovanni Pascoli, che a Messina abitò dal 1898 al 1902 per insegnare all’Università, scrisse proprio in quel periodo la poesia Le ciaramelle: “udii tra il sonno le ciaramelle/ho udito un suono di ninne nanne/ci sono in cielo tutte le stelle/ ci sono i lumi delle capanne”. Viva ancora oggi è invece la tradizionale processione che la notte del 24, dopo la messa di Natale, parte dalla chiesa di S. Francesco all’Immacolata trasportando tra musiche e fuochi d’artificio un bambinello in cartapesta del XVIII secolo.

Eulalia Cambria

di Eulalia Cambria

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