Andrea Camilleri, l’uomo dietro Montalbano

 

«Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio ‘cunto’, passare tra il pubblico con la coppola in mano».  

A. Camilleri

 

 

E’ davvero arrivato alla fine del suo cunto Andrea Camilleri, dopo una vita passata a raccontare storie; non sarà davvero passato con la coppola in mano tra il pubblico, ma non ce n’è bisogno, il successo della sua opera è ridondante, immenso.

Tutti conoscono il papà del Commissario Montalbano, i suoi libri sono stati tradotti in tutto il mondo, eppure l’autore siciliano faticò, non poco, ad entrare nel mercato librario.

Tra il suo esordio letterario, Il corso delle cose (1978) e il primo Montalbanoci furono tanti altri romanzi non sempre troppo fortunati.

Poi nel 1994 venne pubblicato La forma dell’acqua; per la prima volta viene presentato Salvo Montalbano, il commissario della siciliana Vigata, città di fantasia, ma descritta così bene che potrebbe esistere davvero.

Il successo questa volta arriva impetuoso e viene suggellato dalla creazione della serie televisiva Il commissario Montalbano, interpretata da Luca Zingaretti.

27 in totale le avventure del commissario che, pagina dopo pagina, puntata dopo puntata, diventa una persona familiare, un amico.

Questo è proprio uno dei tanti punti di forza di Montalbano: la caratterizzazione meticolosa non solo del protagonista, ma anche di tutti i personaggi secondari.

Sono tante e tutte diverse le storie vissute dal commissario, ma legate tra loro da un comune filo conduttore che tranquillizza il pubblico, lo protegge dall’inaspettato.

 

A rendere unici ‘i Camilleri’ è sicuramente la forte sicilianità che emanano.

La loro lingua è inconfondibile, un insieme di termini italiani e dialettali che diventano propri anche del vocabolario di chi, siciliano non è.

Ma che fine farà Montalbano ora che il suo creatore ci ha lasciati? Camilleri ha dichiarato di aver già scritto la conclusione dieci anni fa. Il commissario sparirà, senza morire. Dove è custodito il ‘prezioso manoscritto’ contenente la fine delle peripezie di Salvo? Niente casseforti, semplicemente in un cassetto dell’autore!

C’è chi  ha affermato, muovendo una sorta di critica, che non è stato Camilleri a creare Montalbano bensì Montalbano a creare Camilleri. Forse è in parte vero ciò? Non fosse stato per il Commissario, il grande pubblico avrebbe conosciuto e apprezzato così tanto un intellettuale di tale livello?

 

Camilleri ha raggiunto il grande successo ormai da anziano, ma da sempre dedicò la sua vita alla scrittura, al raccontare. Mosse alcuni passi nel mondo del cinema, poi i tanti anni in Rai e infine l’approdo alla scrittura.

In un’età in cui gli uomini si fermano a ‘tirar le somme’, lui ci regalò il meglio della sua arte.

Un successo maturo quindi il suo, che comunque non lo cambiò. D’altronde come affermava sempre, “il successo ti assicura solo un po’ più di serenità per scrivere”.

E lui scrisse, sempre.

Anche quando l’età avanzò inesorabilmente e offuscò i suoi occhi. Il diventar cieco non fu un ostacolo insormontabile, anzi lui stesso ci ironizzò su in una delle ultime interviste rilasciate:

 

«La cecità mi ha reso libero. Non devo più vedere la mia faccia da imbecille».

 

 

Il maestro ci ha lasciato il 17 giugno scorso, all’età di 93 anni. Ciò che ci ha trasmesso invece non ci lascerà mai: un patrimonio culturale immenso, tante lezioni di umanità e libertà.

 

«Stiamo perdendo la misura, il peso, il valore della parola. Le parole sono pietre, possono trasformarsi in pallottole. Bisogna pesare ogni parola che si dice e far cessare questo vento dell’odio, che è veramente atroce. Lo si sente palpabile attorno a noi».

 

 

Benedetta Sisinni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Benedetta Sisinni

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