Fonte: Flickr.com @Trong Khiem Nguyen

Narges Mohammadi, chi è la vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2023

Il premio Nobel per la Pace, con 305 candidature, è stato vinto dall’attivista iraniana Narges Mohammadi per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per la promozione dei diritti umani e della libertà per tutti.  Ad annunciarlo, Berit Reiss-Andersen – presidente del Comitato per il Nobel norvegese.

L’Iran ha detto la sua in merito all’assegnazione di questo premio all’attivista iraniana Narges Mohammadi, definendola una scelta «faziosa e politica».

Chi è la vincitrice del premio Nobel 2023

Narges Mohammadi ha studiato fisica diventando poi ingegnere e lotta da sempre per i diritti umani, contro la pena di morte e contro l’obbligo del velo. 

Insieme a Shirin Ebadi – prima donna musulmana a vincere un premio Nobel per la Pace – fonda il Centro per la difesa dei Diritti Umani, diventandone vicepresidente: quest’organizzazione si occupa principalmente di rappresentare prigionieri politici e prigionieri di coscienza nei procedimenti legali. 

Queste le parole di Shirin Ebadi:

Narges Mohammadi è in carcere da anni per le sue attività in sostegno dei diritti umani. Spero che il regime si renda conto che tutto il mondo ha gli occhi puntati sulle donne iraniane. Spero che cambi l’approccio nei confronti del popolo, in particolare nei confronti delle donne, mi auguro che il regime torni a ragionare in tempi brevi. Chi comanda in Iran deve capire che esistono i diritti umani, e che tutto il mondo tiene sotto osservazione chi governa calpestandone i diritti.

Per l’ONU «la vittoria del Nobel evidenzia il coraggio delle donne iraniane».

L’attivista è stata arrestata tredici volte e sottoposta a centocinquantaquattro frustate. L’ultima condanna risale a maggio 2016. Tuttora detenuta, deve scontare oltre trent’anni nella prigione di Teheran per “diffusione di propaganda contro lo stato”.

Nell’ottobre 2020, dopo cinque anni di reclusione, è stata rilasciata a seguito di un’operazione al cuore. In questo breve frangente ha lottato contro la tortura bianca, spiegando il tutto in un libro dal titolo White Torture.

Nell’opera spiega uno dei metodi di tortura usati nelle prigioni iraniane, in cui i prigionieri sono tenuti in celle bianche per periodi di tempo molto lunghi. Oltre l’esperienza dell’attivista, all’interno del libro troviamo il racconto diretto di dodici detenute politiche.

Lo scopo della tortura bianca è quello di interrompere permanentemente la connessione tra il corpo e la mente di una persona per costringere l’individuo ad abiurare dalla propria etica e dalle proprie azioni.  

Mi metteranno di nuovo in prigione, ma non smetterò di fare campagna finché i diritti umani e la giustizia non prevarranno nel mio Paese.

Premi vinti

Il Nobel per la Pace non è l’unico riconoscimento vinto da Narges Mohammadi. Citiamo anche il premio Alexander Langer dedicato all’impegno civile, culturale e politico. Anche allora non poté presenziare in quanto privata del suo passaporto.

Un ultimo premio vinto è il PEN/Barbey Freedom to Write Award 2023, che viene conferito ogni anno a uno scrittore incarcerato per onorare la sua libertà d’espressione.

Dopo aver appreso della sua ultima vittoria, l’attivista è riuscita a far trapelare un messaggio:

Non smetterò mai di lottare per la democrazia, la libertà e l’uguaglianza. Il premio mi renderà ancora più determinata, fiduciosa ed entusiasta in questo percorso. Al fianco delle madri dell’Iran, continuerò a battermi contro la discriminazione di genere sistematica fino alla liberazione delle donne. Spero anche che questo riconoscimento renda gli iraniani che protestano ancora più forti e ancora più organizzati.

Pene detentive di questo genere sono disumane, soprattutto per una persona il cui unico crimine è aver lottato per una causa giusta, per il riconoscimento dei diritti umani. Narges Mohammadi non vede i suoi figli da otto anni, ha davanti a sé ancora molti anni di carcere e non resta che speranza che la giustizia prevalga.

  Gabriella Pino

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