Le parole sono importanti.
Lo diceva Nanni Moretti in “Palombella rossa” e sì: le parole sono veramente importanti.
Quello a cui stiamo assistendo nelle ultime settimane nel nostro paese sembra surreale, non solo per usi ed abusi del linguaggio ma per provenienza: dalle “istituzioni”.
Matteo Salvini è il ministro dell’interno e vicepresidente del consiglio ed è l’emblema assoluto dell’abuso dei verba.
Dalla questione Aquarius e le aberranti affermazioni, passando per quelle su Giulio Regeni e per ultimo l’attacco a Roberto Saviano c’è stata una escalation di toni e termini.
Da un soggetto che ricopre una carica istituzionale tutto ciò è inaccettabile.
È demagogia di basso rango, per il fine ultimo dell’ acclamazione del popolo (soprattutto quello dei social) la cui rabbia, xenofobia e insofferenza aumentano di giorno in giorno.
“I rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa” è una frase che può sembrare settoriale ma nasconde dietro di sé una logica perversa “fai parte di una minoranza che non tollero ma purtroppo sei italiano quindi devi stare qui” ma ciò non toglie che ti possa ridurre all’osso i diritti.
È bastata una semplice frase per abbattere una protezione della comunità, per autorizzare comportamenti negativi da parte degli intolleranti.
Categorizzare, selezionare individui sulla base di caratteristiche fisiche, etniche, religiose, i luoghi comuni che i migranti sono tutti stupratori e ladri, che le studentesse straniere siano in cerca di “facili divertimenti” e promuovere l’intangibilità delle forze dell’ordine sono terreno fertile per derive nazionaliste, totalitarie ed autoritarie.
Ed è il contrasto tra la rabbia di alcuni e l’apatia di altri che a me ricorda un sermone del pastore Martin Niemöller e che per ora è ricominciato a girare molto sui social :
“ Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”
Parafrasata poi in “Yellow triangle” di Hue and Cry:
“Quando vennero per gli ebrei e i neri, distolsi gli occhi
Quando vennero per gli scrittori e i pensatori e i radicali e i dimostranti, distolsi gli occhi
Quando vennero per gli omosessuali, per le minoranze, gli utopisti, i ballerini, distolsi gli occhi
E poi quando vennero per me mi voltai e mi guardai intorno, non era rimasto più nessuno.”
Così iniziano tutti i regimi autoritari e la comunicazione è l’arma principale.
Basta con le frasi fatte, il lupo è qui ed è necessario fare i conti con la realtà e questa retorica povera di termini e sostanza.
E chi si trova in una posizione di visibilità, non parlo solo dei politici, ma anche dei giornalisti, professori, conduttori, i quali le distorcono, ne abusano, sviando la capacità dell’auditorium di seguire il filo logico del discorso e quindi di comprendere e controbattere.
Hanno il grande privilegio e potere di dialogare con gli altri e in questo caos la condotta migliore sarebbe in favore di quella eguaglianza sociale per cui si è tanto combattuto. Raccontare gli esseri umani avendone rispetto. Non è con l’insulto o le urla che si costruisce un futuro dignitoso.
E questo va ovviamente ricondotto ad entrambi i dialoganti.
Basta andare su un video di Youtube della Boldrini o la Kyenge per leggere le peggiori nefandezza, palate di odio, violenza, parole e frasi disgustose. Le peggiori voglie delle persone sono messe lì in piazza davanti a tutti, youtube, twitter, facebook.
Le parole spiazzano per il delirio rancoroso e la facilità con cui l’essere umano cade nella cattiveria, nella necessità del dire o fare del male.
Il web ha snaturato un dibattito in una competizione a chi prende più consenso, per affermazioni prive di contenuto e dovuta conoscenza.
Accade il contrario di ciò che urlava Moretti in “Sogni d’oro” : “Non parlo delle cose che non conosco!”.
Frase che si dovrebbero ripetere diversi soggetti della nostra classe politica, quelli che si vantano di essere uguali a noi e spesso peggiori di noi. Una volta augurare il male altrui era fortemente criticato dal sistema di valori nostrano, oggi alcuni dei soggetti di riferimento promuovono il desiderio del male altrui.
L’umanità è complessa, siamo entità complesse e solo conoscendo possiamo difenderci.
La parola è l’essenziale, comprendere quelle dette da altri e usare sapientemente le proprie. Lo studio non è solo preparazione al mondo lavorativo, leggere un libro non è solo un diletto. La cultura è necessaria.
La realtà è un compromesso con l’altro. La nostra realtà si incontrerà quotidianamente con quella di qualcun altro e ai negoziati non ci si può trovare impreparati.
Il lupo affamato e rabbioso è qui e bisogno affrontarlo.
Le parole sono importanti, pensiamole bene, scegliamole con responsabilità e usiamole con coraggio perché sono ciò di cui abbiamo veramente bisogno in questo momento storico.
Arianna De Arcangelis