Gli estremisti collezionano l’ennesima sconfitta

Ferire, bruciare, sgozzare, l’hanno fatto in molti, ma davanti alla macchina da presa, in quel modo sfacciato e vanitoso, no. È facile e perfetto per colpire l’immaginazione.”
DACIA MARAINI

Ostaggi dell’Isis annegati in una piscina

Furono i Romani uno dei primi popoli a vedere di che pasta fosse fatta la matrice terroristica, li battezzarono Sicarii, fazione estremista degli Zeloti, bramavano l’indipendenza politica della Giudea da Roma.
Ad oggi sono svariati i gruppi terroristici: Stato Islamico, Al Shabaab, Talebani; solo alcuni dei nomi noti che, attraverso la loro bestia nera, tentano, giorno dopo giorno, di imporci il loro progetto egemonico; tentando di indottrinarci tutti secondo un unico credo, che il più delle volte sfocia nel fanatismo.
Ahimè, quella delle persone che hanno visto sfumare i loro sogni a causa delle loro brutalità, è una lunga lista. Dal 2003 ad ora sono 44 i cittadini italiani che sono venuti a mancare.

16 Maggio 2003, Luciano Tadiotto, tecnico italiano, perde la vita in una serie di attentati terroristici a Casablanca. 7 luglio 2005, Benedetta Ciaccia, analista finanziaria, resta uccisa in uno degli attentati contro la metro di Londra. 13 novembre 2015, Valeria Solesin, 28 anni, studentessa veneziana della Sorbona è una delle vittime al teatro Bataclan. Era lì con il suo fidanzato per il concerto degli Eagle of Death Metal. 11 dicembre 2018, Strasburgo, 29 anni, il giornalista Antonio Megalizzi, freddato a Strasburgo dagli spari di un terrorista.

Loro, sfortunatamente, sono soltanto alcuni dei tanti uomini che cercano di dar un volto nuovo a questo mondo che, fra tragedie e guerre, ha perso la sua genuinità; uomini che di questo mondo amano l’odore, i colori e tutti i modi in cui esso si manifesta.

Ma qual è la loro arma più forte? Con cosa ancora ci riescono a tenere in pugno?

Muadh al-Kasasibah, prigioniero dell’Isis, arso vivo

L’immaginazione è il mezzo perfetto di cui fanno uso costantemente, con una sceneggiatura non da poco, riescono ad arrivare a migliaia, ma anche milioni di persone alla volta facendo “uso” di uomini come Muadh al-Kasasibah, arso vivo all’interno di una gabbia.
È proprio con azioni del genere che tentano di avanzare i loro “discutibili” ideali, è proprio con azioni del genere che riescono ad arrivare con un uomo solo ad intaccare una società intera, entrano nelle nostre vite senza che noi effettivamente ce ne rendiamo conto ed è così che vorrebbero noi sposassimo la loro ideologia, il loro concetto dell’ Islam; dove anche bere, fumare ed ascoltare musica può diventare oltraggio; come nel caso di Ayham Hussein, 15 anni, decapitato in una piazza di Mosul, in Iraq, dopo esser stato sorpreso ad ascoltare musica occidentale dal suo lettore cd.

Sarebbero entusiasti nel constatare che i loro attentati hanno creato una certa alienazione mentale sul resto del mondo, non permettendo più alla gente di vivere un viaggio come una vacanza, una pausa dalla vita quotidiana, bensì qualcosa da cui stare lontani finché le acque si calmino, sarebbero entusiasti nel vedere che tutte le forme dell’arte vengano osservate con un occhio diverso, un occhio che oramai è abituato ad indossare sempre più spesso occhiali con lenti scure.

Tuttavia è per uomini come Muadh al-Kasasibah, che di fronte ad una morte a dir poco ingiusta non si è piegato ad una guerra che sul campo sarebbe già finita da tempo, ad una guerra mentale che usa l’immaginazione come mezzo di conquista globale. Ha dimostrato forza, ma soprattutto ha resistito ad un’idea di religione che non è quella associata alla figura dell’ Islam, religione che non ammette uccisione e terrorismo.
Ed è proprio per questo che noi dobbiamo continuare ad essere giornalisti, viaggiatori, rivoluzionari. Proprio perché nel nostro piccolo stiamo combattendo la guerra più grande. Una guerra dove le armi non contano, conta solo il coraggio di essere il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo.

#NotInMyName, manifestazione contro il terrorismo

Fin quando noi saremo questo, è vero, questi gotici giustizieri ci potranno anche portare via i nostri cari ma non è per questo che i progetti dei nostri beneamati resteranno castelli in aria. Non è per questo che ci metteranno l’uno contro l’altro; razze o religioni che siano, non dobbiamo e non possiamo permettere né che un sobrio velo ci crei sgomento né che una passeggiata con la famiglia diventi un calcolo statistico per prevenire un attacco terroristico; per poi comunque comprendere che è forse impossibile constatare un filo logico che porti al controllo di tutti gli spazi sociali.

Nonostante la paura i castelli verranno ultimati, però con l’eccezione che questa volta saranno anche più imponenti di quanto lo erano già nell’immaginario dei nostri Cari sognatori, ma la cosa più rilevante è che per i terroristi sarà l’ennesima sconfitta.

Mattia Castano

di Mattia Castano

Leggi Anche...

Il festival “Amadeus V”

Amadeus a quota cinque: come Pippo e Mike Siamo nel vivo della settantaquattresima edizione del …