Targa commemorativa apposta sul luogo in cui si trovava la casa/laboratoio di Metchnicov. Messina, 1988.

Da Messina al Premio Nobel: l’avventurosa vita di Ilya Metchnicov, pioniere della patologia generale

1)Monumento a Metchnicov opera dello scultore sovietico Leonid Shervud, 1934 .
Monumento a Metchnicov opera dello scultore sovietico Leonid Shervud, 1934 .

Messina, dicembre 1882. È una bella giornata invernale, l’aria è limpida e il sole splende sul meraviglioso panorama dello Stretto. Sulla spiaggia del quartiere marinaro del Ringo cammina, lungo la battigia, un uomo solitario. Si chiama Ilya Ilich Metchnicov, ed è uno zoologo di origini russe che si è trasferito lì da poco.

 Nel suo laboratorio privato, allestito in una casa poco lontana dalla spiaggia, Metchnicov conduce ricerche sulle larve trasparenti di stella marina. Proprio in questi giorni, mentre osserva le piccole cellule mobili che si muovono all’interno delle larve al microscopio, ha una brillante intuizione: queste celluline mobili gli ricordano molto quelle che circolano nel sangue e nei tessuti degli esseri umani e degli altri mammiferi.

 E se fosse possibile studiare il modo in cui queste cellule reagiscono ad un attacco dall’esterno?

 È questo che si chiede, incuriosito ed eccitato, il biologo russo mentre cammina lungo la spiaggia messinese. Poi, di colpo, gli viene una idea per mettere alla prova la sua ipotesi: torna in casa, e, dopo aver prelevato alcune spine da un albero nel giardino, le conficca sotto la pelle di alcune delle sue larve trasparenti. Dopo una notte insonne, il mattino successivo Metchnicov torna al suo microscopio e quello che vede lo lascia attonito: le cellule mobili, come soldatini di un microscopico esercito, sono accorse intorno alla lesione e circondano in gran numero la spina. Colto dallo stupore, forse lo scienziato riesce appena ad immaginare che quella di quel mattino invernale è la scoperta che gli cambierà la vita.

 Una vita tutt’altro che semplice e tranquilla, la sua: nato nel paesino russo di Ivanovka (oggi in Ucraina) nel 1845, fin da bambino Metchnicov dà prova del suo genio e del suo interesse verso le scienze naturali. A 16 anni pubblica il suo primo articolo scientifico, a 21 si laurea in Biologia all’Università di Kharkov ( dando tutte le materie in soli due anni, contro i quattro previsti dall’ordinamento), a 23, dopo importanti esperienze di ricerca in Germania e a Napoli, è già professore universitario ad Odessa.

Ilya Ilich Metchnicov
Ilya Ilich Metchnicov

 

 Poi la tragedia: nel 1873 la prima moglie, di cui Metchnicov era follemente innamorato, al punto da sposarla nonostante fosse ammalata di tubercolosi, muore. È un periodo drammatico per la vita privata del giovane scienziato, che per prendersi cura della moglie malata aveva dovuto affrontare un periodo di ristrettezze economiche, prostrato anch’egli da una salute cagionevole e dal progressivo indebolimento della vista, che avrebbe potuto compromettere le sue ricerche. Metchnicov non riesce a riprendersi dallo shock e cerca di uccidersi con una overdose di morfina: ma, fortunatamente per lui (e per noi) scampa al suicidio e torna a Odessa. A salvarlo, ci pensano la passione per il suo lavoro e la gioia di un nuovo amore per una giovane studentessa, Olga Belokopitova, che diventerà la sua seconda moglie, la sua biografa, compagna di ricerche e di vita fino alla fine dei suoi giorni.

 Ma le difficoltà per lui non sono finite: nel 1882 Metchnicov, a seguito di screzi accademici, decide di dimettersi lasciando l’Università di Odessa. Si imbarca così, con la moglie, su una delle tante navi mercantili che all’epoca avevano rapporti commerciali con la città di Messina, deciso a rifarsi una vita nella città dello Stretto. Ma la carriera scientifica per lui è tutt’altro che finita e nel dicembre 1882 arriva la sua grande scoperta: le cellule circolanti presenti nel sangue e nei tessuti dei mammiferi, che Metchnicov ribattezza col nome greco di “fagociti”, cellule che mangiano, hanno per l’organismo una funzione difensiva dagli attacchi dall’esterno. Una serie di successivi esperimenti lo porta quindi a definire quella che sarà la prima teoria della fagocitosi: cioè che l’infiammazione non è altro che il meccanismo con cui il nostro organismo porta i fagociti nella sede di lesione, affinchè possano “mangiare” batteri ed eventuali corpi estranei.

 La scoperta della fagocitosi costituisce l’atto di nascita della moderna immunologia, e rappresenta per noi uno dei capisaldi dell’allora nascente Patologia generale, la scienza che studia il “perchè” e il “come” delle malattie, ossia le cause e i meccanismi con le quali esse alterano il funzionamento dell’organismo. Nonostante questo, all’epoca fu accolta con notevole scetticismo dalla comunità scientifica, che solo da poco tempo aveva iniziato a concepire il fenomeno dell’infiammazione come qualcosa di positivo per l’organismo e che ancora riteneva che le cellule del sangue facilitassero l’infezione da parte dei batteri e degli agenti patogeni, anzichè contrastarla. Persino il commediografo George Bernard Shaw, nella sua commedia “Il dilemma del dottore”, si prende burla di questa teoria nel personaggio di un medico che propone come cura a tutti i mali la “stimolazione dei fagociti”. Solo dopo anni di tentate confutazioni e vittoriose dimostrazioni la teoria di Metchnicov riesce ad ottenere il sostegno che meritava e Metchnicov, giunto alla fama, riceve nientemeno che da Louis Pasteur l’offerta di lavorare con lui a Parigi, città ove si trasferisce nel 1887.

Targa commemorativa apposta sul luogo in cui si trovava la casa/laboratoio di Metchnicov. Messina, 1988.
Targa commemorativa apposta sul luogo in cui si trovava la casa/laboratorio di Metchnicov. Messina, 1988.

 Nel 1908, insieme a Paul Ehrlich, riceve il Premio Nobel per la Fisiologia e Medicina ed è a Parigi che, ricco, famoso e acclamato, il grande scienziato si spegne nel 1916.

 Anche se per caso, dunque, la città di Messina è stata il teatro di una delle scoperte più importanti della storia della scienza e della medicina: oggi, infatti, sul luogo in cui si trovava la casa del grande scienziato russo, nel quartiere del Ringo, a pochi passi dalla chiesa di Gesù e Maria del Buon Viaggio, è possibile ammirare una targa che ne commemora la vita e le scoperte.

Gianpaolo Basile

. Image credits .

Monument to I. Mechnikov. 1934

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di Redazione UniVersoMe

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